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  • Sabato 4 aprile 2015

Le immagini degli studenti che scappano dall’Università di Garissa durante l’attacco

Sono state diffuse da diversi siti di news e raccontano la paura degli studenti durante la strage di al Shabaab in Kenya

Kenya Red Cross staff assist a woman after she viewed the body of a relative killed in Thursday's attack on a university, at Chiromo funeral home, Nairobi, Kenya, Friday, April 3, 2015. Al-Shabab gunmen rampaged through a university in northeastern Kenya at dawn Thursday, killing scores of people in the group's deadliest attack in the East African country. Four militants were slain by security forces to end the siege just after dusk. (AP Photo)
Kenya Red Cross staff assist a woman after she viewed the body of a relative killed in Thursday's attack on a university, at Chiromo funeral home, Nairobi, Kenya, Friday, April 3, 2015. Al-Shabab gunmen rampaged through a university in northeastern Kenya at dawn Thursday, killing scores of people in the group's deadliest attack in the East African country. Four militants were slain by security forces to end the siege just after dusk. (AP Photo)

Diversi siti di news hanno diffuso venerdì delle nuove immagini che mostrano alcuni studenti kenyani scappare dall’Università di Garissa, nel nord-est del Kenya, durante l’attacco compiuto dal gruppo estremista somalo al Shabaab giovedì 2 aprile. Nell’attacco sono state uccise almeno 148 persone, di cui 142 studenti, tre poliziotti e tre soldati: il Daily Nation, il giornale kenyano più venduto, ha scritto che secondo sue fonti il numero totale dei morti potrebbe essere molto più alto. Intanto al Shabaab ha minacciato di compiere altri attentati in Kenya.

Cosa sia successo durante le 13 ore di attacco all’Università di Garissa non è ancora troppo chiaro: secondo diverse testimonianze di sopravvissuti, si sa che gli attentatori hanno separato studenti musulmani da quelli non musulmani – come al Shabaab aveva già fatto per esempio durante l’assalto al centro commerciale Westgate a Nairobi del settembre 2013 – decidendo poi di sparare contro i secondi (la maggior parte degli studenti uccisi è cristiana). Jeffrey Gettleman, capo della redazione nell’Africa Orientale del New York Times, ha scritto che gli attentatori hanno fatto telefonare a casa alcuni degli studenti, per dire ai propri genitori che si trattava di una vendetta all’intervento dei soldati kenyani in una missione delle Nazioni Unite finalizzata a cacciare al Shabaab dalle più grandi città della Somalia.

Associated Press racconta che Elizabeth Namarome Musinai, una studentessa dell’Università di Garissa, era riuscita a chiamare il padre poco dopo l’inizio dell’attacco: verso l’una di pomeriggio un miliziano di al Shabaab ha preso il telefono di Musinai e ha detto al padre della ragazza di trovare un modo per entrare in contatto con il presidente del Kenya Uhuru Kenyatta. Pochi minuti dopo l’uomo ha detto all’attentatore di non essere riuscito a contattare Kenyatta. Il miliziano ha risposto: «Ucciderò tua figlia». Ha sparato tre colpi di arma da fuoco e ha riattaccato. Alcuni testimoni hanno raccontato che gli attentatori hanno convinto alcuni studenti che si nascondevano nei dormitori a uscire, promettendo loro che non li avrebbero poi uccisi e facendo poi il contrario.

I giornali kenyani hanno scritto che i servizi segreti erano in possesso di informazioni riguardo possibili attacchi alle università in questi giorni, e l’Università di Nairobi lo scorso 25 marzo aveva avvertito i suoi studenti di stare attenti a possibili attacchi. Le misure di sicurezza adottate dal Garissa University College sono state giudicate insufficienti da molte, soprattutto per le sole due guardie che erano di servizio al momento dell’attacco. CNN, citando il ministro degli Interni Joseph Nkaissery, ha scritto che 5 persone sono state arrestate perché sospettate di essere coinvolte con l’attacco.

Foto: AP Photo