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  • Sabato 13 dicembre 2014

Cosa succede con Uber

La società che realizza la app per chiamare un'auto con conducente è sotto attacco un po' in tutto il mondo e negli ultimi giorni ha dovuto chiudere in diversi paesi

Venerdì 12 dicembre un tribunale francese ha stabilito che UberPOP, l’applicazione che permette di utilizzare la propria auto come taxi, non è illegale: si è trattato di una piccola vittoria per Uber, arrivata dopo settimane in cui la società è stata attaccata per diverse ragioni in molti paesi del mondo. Soltanto negli ultimi giorni, Uber è stato sospeso in India, Spagna e nei Paesi Bassi. Negli ultimi mesi era accaduto lo stesso in molti altri paesi, come Germania, Belgio e Thailandia. E poche settimane fa un manager di Uber ha messo la società nei guai con la stampa.

Uber, dall’inizio
Uber è una società che realizza l’applicazione omonima con la quale è possibile chiamare un’auto con conducente. Funziona in maniera simile ai taxi, ma non c’è bisogno di telefonare né di pagare in contanti: viene tutto fatto tramite app e carta di credito. Uber realizza anche UberPOP, dove al posto di autisti professionisti con auto di lusso ci sono persone comuni che si iscrivono al servizio e, dopo aver superato un colloquio, possono mettersi a disposizione con la loro macchina di chi ha bisogno di un passaggio. Uber è valutata circa 40 miliardi di dollari (circa 32 miliardi di euro), opera in 45 paesi e 200 città. In Italia è disponibile a Roma, Milano, Torino e Padova.

In moltissimi paesi Uber e UberPOP stanno trovando una forte opposizione: una delle ragioni principali è la concorrenza che entrambi i servizi fanno a chi fa tradizionalmente lo stesso lavoro, ovvero i tassisti. Un grosso problema di Uber è che in moltissimi paesi il trasporto a pagamento di persone può essere effettuato soltanto da autisti dotati di speciali licenze (come i tassisti, appunto). In Italia, ad esempio, per rispettare la legge gli autisti di Uber senza licenza da tassisti sarebbero tenuti a tornare all’autorimessa dopo ogni corsa e non potrebbero restare per strada in attesa di altri clienti.

La Spagna e gli altri
Proprio la questione delle licenze ha portato martedì scorso alla sospensione di Uber in Spagna, in seguito a una sentenza di un tribunale. Era accaduto lo stesso nei Paesi Bassi, lunedì scorso; in Thailandia, alla fine di novembre; e in Germania e Belgio, la scorsa primavera. In Francia le cose sono andate un po’ meglio. Venerdì un tribunale ha stabilito che Uber può proseguire con il suo servizio, ma le associazioni dei tassisti hanno fatto appello contro la decisione. Il governo ha comunque approvato diverse leggi che limitano la capacità della compagnia di offrire i suoi servizi, come quella che impone un minimo di quindici minuti di attesa tra la richiesta dell’auto e l’inizio del viaggio (una regola che, secondo alcuni giornalisti, viene semplicemente ignorata).

In India le difficoltà di Uber sono ancora diverse. Domenica 7 dicembre un autista di Uber che lavorava a New Delhi è stato arrestato con l’accusa di stupro: secondo la polizia, ha minacciato e stuprato una sua passeggerà di 26 anni. Il giorno successivo all’arresto, le autorità indiane hanno sospeso la circolazione di tutte le auto di Uber nella capitale (ma il servizio ha continuato a funzionare in diverse altre città del paese). L’arresto del tassista ha causato alcune proteste contro Uber. Secondo i critici, la società non avrebbe installato sulle sue auto il rilevatore di posizione GPS, come invece aveva dichiarato in precedenza di avere fatto. Inoltre, non avrebbe eseguito controlli attenti sui precedenti penali dei suoi autisti (l’autista arrestato sarebbe stato già accusato di violenza sessuale in passato).

Lo scorso novembre la società si è dovuta difendere da un’altra serie di accuse. Durante una cena informale con alcuni giornalisti, il vice-presidente di Uber, Emil Michael, ha detto che stava pensando di assumere un gruppo di investigatori per scoprire qualcosa di più sui giornalisti che scrivono articoli ostili alla società. La conversazione è stata pubblicata sul sito Buzzfeed e, nonostante Uber abbia detto di non avere alcuna intenzione di assoldare degli investigatori, la notizia è circolata molto, con conseguenze negative sull’immagine pubblica della società.