La riscoperta dello Spinosauro

Grazie alla cocciutaggine di un ricercatore è stato possibile ricostruire lo scheletro del più grande dinosauro predatore conosciuto (e c'entra anche Milano)

Mettendo insieme fossili scoperti in Marocco e conservati in diverse parti del mondo, Nizar Ibrahim dell’Università di Chicago (Stati Uniti) insieme con altri colleghi ha scoperto che lo Spinosauro, il più grande dinosauro predatore conosciuto, era sostanzialmente un animale acquatico, paragonabile ai coccodrilli dei nostri tempi, solo molto più grande e spaventoso. La scoperta è stata resa possibile grazie all’analisi di diversi fossili, alcuni dei quali acquisiti e conservati presso il Museo Civico di Storia Naturale di Milano, ed è stata pubblicata di recente sulla rivista scientifica Science.

Un esemplare adulto di Spinosauro (il nome Spinosaurus in realtà indica il genere, che a sua volta comprende due specie conosciute) arrivava a superare i 15 metri di lunghezza e pesava 20 tonnellate. A differenza della maggior parte degli altri dinosauri, aveva le narici in posizione arretrata sul muso per evitare l’entrata dell’acqua e zampe posteriori corte attaccate a un bacino più piccolo, proprio perché vivendo quasi sempre in acqua non aveva bisogno di molta forza per sollevarsi come gli altri dinosauri. La forma delle zampe, studiata grazie a una serie di fossili, era diversa da quella di altri dinosauri e adatta a nuotare più facilmente.

Il tratto distintivo dello Spinosauro era la spina dorsale estremamente pronunciata, con ossa molto lunghe che formavano una sorta di grande cresta sulla schiena dell’animale. Altra caratteristica molto evidente, nella ricostruzione di Ibrahim e colleghi sulla base dei fossili studiati, era la dentatura acuminata, con denti conici affilati che ricordano – fatte le dovute proporzioni – quelli dei coccodrilli dei giorni nostri.

Secondo i ricercatori lo Spinosauro era un formidabile predatore e si nutriva soprattutto di animali marini, forse anche di squali. Una vita semiacquatica per questo dinosauro aveva senso, considerato che viveva nel Nordafrica in un’era in cui la zona era una grande palude tropicale.

La storia recente dello Spinosauro e della scoperta delle sue caratteristiche è affascinante almeno quanto la sua storia passata, quando nuotava e cacciava tra le acque dell’Africa del nord. Il primo scheletro parziale ben conservato del dinosauro era stato scoperto ai primi del Novecento ed era conservato a Monaco, in Germania, I fossili andarono perduti nel 1944 a causa di un bombardamento degli Alleati contro i nazisti. Fu una grave perdita per i paleontologi, che per anni cercarono nuovi reperti per scoprire qualcosa di più su uno dei più grandi predatori mai vissuti sulla Terra, più grande del Tirannosauro.

Nel 2008 Nizar Ibrahim si trovava sull’ampio altopiano di Kem Kem alla ricerca di fossili, in una zona conosciuta per esserne particolarmente ricca. Fu avvicinato da un cercatore di fossili che lo invitò a vedere alcuni reperti che aveva trovato, senza avere capito di preciso che cosa avesse per le mani. Osservando i fossili, l’osso di un dito e un pezzo di spina dorsale, Ibrahim capì l’importanza della scoperta e dopo qualche verifica ebbe la conferma: ossa di Spinosauro (Spinosaurus aegyptiacus).

Ibrahim acquisì i reperti e li portò in una università di Casablanca, ma dopo essersi sentito dire che non era possibile confermare l’origine dei fossili, decise di portarli con sé in Irlanda, dove stava scrivendo una ricerca sul Cretaceo in Marocco. Non riuscendo a scoprire qualcosa di nuovo sui reperti, decise di affidarli all’università di Casablanca, in attesa della scoperta di altri fossili del dinosauro. L’attesa si rivelò proficua e un paio di anni dopo Ibrahim riuscì a rintracciare diversi altri fossili, alcuni dei quali acquisiti e conservati presso il Museo Civico di Storia Naturale di Milano. I reperti avevano le stesse caratteristiche di quelli che aveva trovato nel 2008 grazie al cercatore di fossili.

Dopo qualche anno e la mediazione di un collega, nel 2011 Ibrahim ottenne il permesso dal museo di Milano e da altre istituzioni di fare arrivare all’Università di Chicago, dove stava conducendo le sue ricerche, i pezzi di Spinosauro che aveva rintracciato negli ultimi anni per studiarli tutti insieme. In meno di un anno fu possibile ricostruire la struttura generale del dinosauro e procedere con la creazione di un modello in scala 1:1, da poco esposto in una mostra a Washington, negli Stati Uniti.