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  • Sabato 21 dicembre 2013

Lo scandalo per la corruzione in Turchia

Sono state arrestate decine di persone legate al partito del primo ministro Erdoğan, che ha risposto parlando di un complotto internazionale

La mattina di sabato 21 dicembre 16 persone sono state arrestate in Turchia: due sono i figli del ministro dell’Economia e di quello dell’Interno dell’attuale governo. Un terzo è il direttore generale di Halkbank, una grande banca controllata dallo stato. Tutti sono legati in qualche modo al partito del primo ministro Recep Tayyip Erdoğan, l’AKP, e sono stati accusati di corruzione.

Gli arresti di sabato sono arrivati dopo che questa settimana altre 49 persone erano state fermate. Tutto è cominciato martedì mattina, quando all’alba la polizia ha lanciato una serie di operazioni in varie parti di Istanbul all’interno di quella che è stata definita la più grande operazione contro la corruzione nella storia della Turchia. Il figlio di un terzo ministro, quello dell’Ambiente, è stato arrestato e rilasciato dopo un breve interrogatorio.

In questi giorni il governo ha risposto duramente all’ondata di arresti. Il primo ministro Erdoğan ha definito l’operazione un complotto per far cadere il governo e ha promesso di colpire coloro che stanno congiurando contro il governo. In pochi giorni, circa 30 ufficiali di polizia sono stati licenziati o rimossi dal loro incarico: tra questi c’è anche Huseyin Capkin, il capo della polizia di Istanbul, uno dei più importanti comandanti della polizia ad aver appoggiato e condotto le indagini.

Da una settimana lo scandalo è sulle prime pagine di tutti i principali giornali e siti turchi. Diversi commentatori, anche distanti dal governo, sembrano in qualche modo dare ragione alla teoria del complotto espressa da Erdoğan, scrive BBC. Gli arresti e i successivi licenziamenti sono i segnali di uno scontro interno alla politica turca e più precisamente a due ali dell’AKP al governo. I due attori principali di questo scontro sarebbero Erdoğan e i settori del partito più vicini a Fethullah Gülen, un religioso musulmano che vive negli Stati Uniti.

Gülen, 72 anni, ha creato una grande rete di scuole private in tutto il Medio Oriente, possiede giornali e altre imprese e ha fondato un movimento, Hizmet (“servizio”), di cui si dice facciano parte numerosi esponenti della magistratura, delle forze dell’ordine turche e persino diversi membri dell’AKP, il partito del primo ministro Erdoğan. In questi giorni Gülen ha pubblicato sul suo sito Internet un video in cui critica duramente il governo per la rimozione degli ufficiali di polizia che hanno portato avanti le indagini di questi giorni. Gülen ha negato qualsiasi coinvolgimento diretto con le operazioni di polizia.

In questi giorni Erdogan non ha mai nominato esplicitamente Gülen, ma ha dichiarato che gli arresti di questi giorni sono opera di una “banda criminale” e di un “complotto organizzato all’estero” che ha l’obbiettivo di creare “uno stato nello stato”, tutte espressioni che, secondo i commentatori, stanno a indicare Gülen e il suo movimento Hizmet come responsabili delle inchieste e degli arresti di questa settimana.

L’AKP è una coalizione di diversi partiti di ispirazione conservatrice, religiosa e nazionalista, tenuti insieme dal carisma di Erdoğan, ritenuto il politico turco più popolare degli ultimi decenni. Erdoğan venne eletto per la prima volta nel 2002, grazie anche a una campagna basata su accuse di corruzione e cattiva gestione nei confronti del governo precedente. Negli anni successivi, anche con l’appoggiò di Hizmet, condusse una campagna per liberare il governo dalla tutela dei militari turchi, in gran parte laici, che già in passato avevano più volte interferito con la vita politica turca, rimuovendo governi di sinistra o di ispirazione religiosa.

Negli anni successivi la Turchia ha sperimentato una grandissima crescita economica che ha aumentato i consensi di Erdoğan. La tenuta del partito, però, era già stata messa alla prova quest’estate quando la polizia represse con grande violenza le manifestazioni nate in seguito alla decisione di demolire il Gezi Park, per far spazio a un progetto di sviluppo urbanistico. Secondo diversi commentatori, gli arresti di questi giorni saranno una prova ancora più dura da superare. Diversi leader di AKP hanno già preso le distanze da Erdoğan, un segnale che in questi giorni il partito è molto più diviso che in precedenza.

Durante la settimana ci sono state diverse manifestazioni contro il governo e contro la corruzione. Per domenica 22 dicembre sia il governo che i partiti di opposizione hanno annunciato una serie di manifestazioni a Istanbul e in altre città della Turchia.