Un anno dopo in via Solari

Fu una brutta serata a Milano quella del 5 novembre dell’anno scorso. Morì un ragazzino di 12 anni, ucciso da un tram in via Solari. Si chiamava Giacomo Scalmani, era in bicicletta, stava tornando a casa dopo essere stato all’oratorio di piazza Santa Maria del Rosario. C’erano dei lavori in corso, era, ed è, proibito parcheggiare lungo il marciapiede ma lo facevano tutti, comunque, restringendo la strada. Di fatto, tra auto e rotaie del tram lo spazio “vitale” era minimo. Un’auto aveva appena parcheggiato, la ragazza, seduta sul sedile posteriore dalla parte del guidatore aprì di colpo la portiera, colpì Giacomo che finì a terra. Stava passando il tram. La madre era poco più avanti, in bicicletta anche lei. Si accorse che era successo qualcosa, tornò indietro. Giacomo era morto sul colpo. Il conducente del tram, della linea 14, fu ricoverato in stato di choc. Chi va in bicicletta, in scooter o in moto a Milano, ma penso in qualsiasi città italiana, sa che quello della portiera che si apre all’improvviso è un incubo costante. Se poi l’auto è in doppia fila l’incubo è peggiore e ci si incazza proprio, tanto.

Dopo la morte di Giacomo nel quartiere ci fu un’emozione enorme, e tante polemiche. Perché di quei parcheggi in sosta vietata se n’erano sempre fregati tutti, come di solito avviene. Da quel giorno in via Solari i vigili iniziarono a dare multe, le auto a essere rimosse. E allora si infuriarono i commercianti. Dissero che per colpa di tutte quelle multe gli affari crollavano. Non solo, qualcuno arrivò a sostenere che visto che non si potevano più parcheggiare le auto in sosta vietata la strada era diventata più pericolosa. Fu appeso un cartello a un albero, m’è rimasto impresso. Cito alcuni pezzi: “L’assenza dei cittadini nella via ha causato in una settimana tre rapine nei negozi, un tentato scippo a una signora, due ragazze a piedi spaventate inseguite da due tipi in auto molto sospetti”. Ancora: “Tutto questo non porta tranquillità a una via che sino a poco tempo fa non aveva questi problemi”. E poi: “Le prime misure negative riguarderanno i lavoratori dipendenti di questa via che si vedranno costretti a perdere il proprio posto di lavoro”. Tutto questo perché non si poteva più parcheggiare in sosta vietata. E non si poteva più parcheggiare in sosta vietata perché un ragazzino era morto.

Otto persone saranno processate per la morte di Giacomo. L’accusa è di concorso in omicidio colposo per la ragazza che aprì la portiera dell’auto, per chi era alla guida e per il conducente del tram. La polizia accertò poi che il cartello di divieto di sosta che si sarebbe dovuto trovare al suo posto lungo la via quella sera non c’era. Era stato rimosso a causa dei lavori di manutenzione del marciapiedi. Per la procura quindi dovranno essere giudicati anche il responsabile della ditta appaltarice e quello della ditta subappaltatrice oltre al committente dei lavori e cioè il Comune di Milano (tre dirigenti).

Non so quale sia la situazione adesso in via Solari. Se continuano a dare tante multe o no, se la gente ha ricominciato a parcheggiare in sosta vietata. So che in genere, a Milano, la gente parcheggia un po’ dove gli pare. Di auto sui marciapiedi ce ne sono tante, spesso indisturbate. Se poi fate un giro la sera dalle parti dove c’è quella che i giornali chiamano in maniera orrenda e grottesca “movida”, vi accorgete che proprietari di auto grandi, medie, piccole fanno letteralmente quello che gli pare. Ci sono vie dove le macchine vengono mollate in mezzo alla strada creando lunghi serpentoni di parcheggi abusivi. Sono le vie dove ci sono i locali. Lì è davvero difficile passare. E ci si chiede come sia possibile che il Comune (a Milano e altrove) non impedisca che questo succeda.

Bambini a Milano, di Luca Sofri, novembre 2011

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.