Er pelliccia e la crisi

Stefano Nazzi

Stefano Nazzi fa il giornalista.

Tutto passa in secondo piano in questi giorni, nascosto dai titoli enormi su ciò che sta accadendo. Però ci sono anche le altre notizie. Una di queste è che Fabrizio Filippi è tornato libero dopo 23 giorni di carcere. Il nome non dice nulla, il soprannome sì: lui è “er pelliccia”, il ragazzo di 19 anni che il 15 ottobre, durante gli scontri di Roma, è stato fotografato mentre lanciava l’estintore. Il magistrato ha deciso la scarcerazione con obbligo di firma scrivendo nell’ordinanza tra l’altro che “la presenza di una famiglia attenta e l’assistenza di uno psicoterapeuta appaiono idonee ad esercitare un efficace controllo permettendo a Filippi di orientare il suo disagio verso forme più mature”. Lui poi ha dato un’intervista a Repubblica in cui dice che è pentito e che sa di aver sbagliato. Sarà processato, ovviamente, non è che la cosa si chiude qui.

La notizia è stata riportata da tutti i siti, per curiosità mi sono messo a leggere i tanti commenti comparsi sotto la notizia sull’home page del Giornale. Bè, qualche brivido m’è venuto leggendo la quantità di rabbia e odio cupo nei confronti dello stesso “er pelliccia”, della sua famiglia e del magistrato che l’ha scarcerato. E la paura: c’è chi scrive: “Ora che non c’è più Berlusconi chi ci difenderà da delinquenti, criminali, comunisti, distruttori delle città?”.

Non voglio fare discorsi sul garantismo a intermittenza (da qualunque parte provenga), né tantomeno difendere “er pelliccia”. Pensavo solo che ci potranno essere tutti i governi di emergenza nazionale che vogliamo e che magari i dirigenti di centrosinistra e centrodestra potranno trovare accordi. Ma ci vorranno anni e anni prima di disincrostare tutto dall’odio che è depositato ovunque, tra di noi.