La strategia di Renzi tra due follie

Qual è il rischio di una campagna elettorale nella quale giocano solo tre protagonisti, e due di loro si comportano come matti scatenati, determinati a occupare il centro della scena con provocazioni ed esagerazioni continue? Ovvio. Il rischio è che il terzo, ancorché non sia davvero una personalità incolore, finisca fuori quadro, schiacciato nella parte che meno gli si addice (visto che ovviamente stiamo parlando di Matteo Renzi): quella dell’uomo di Palazzo, impegnato nelle mediazioni per portare a casa le riforme, costretto al rispetto delle buone relazioni internazionali, limitato nella propaganda dal proprio ruolo, dalle responsabilità, dal timore di rompere il delicato equilibrio fra partiti in parlamento. Alla fine saremmo sempre lì, allo schema che spesso ha condannato la sinistra nei suoi scontri elettorali con Berlusconi: razionalità contro emotività; logica contro improvvisazione; responsabilità contro follia. Con l’aggravante che adesso di folli, improvvisatori e irrazionali ce ne sono due. E che nessuno può essere sicuro di quale sia l’umore degli italiani: oggi su Europa (il giornale che dirigo) ci occupiamo di quanto l’attacco alla Germania da parte di Forza Italia e Cinquestelle abbia qualcosa di scientifico, nel suo insinuarsi nelle pieghe profonde dell’atavico sentimento italiano verso i tedeschi. Può darsi – anzi, è sicuro – che Berlusconi e Grillo trovino orecchie disposte a recepire il loro messaggio distruttivo. Certo, è improbabile che si tratti di cittadini che sarebbero mai disposti a votare Pd. Berlusconi e Grillo si contendono un’area limitrofa del mercato elettorale. E c’è nel Pd chi pensa che tutto sommato non sarebbe male se Forza Italia si riprendesse un po’ della sua gente dispersa. Ma la cosa veramente importante è che Renzi riesca a giocare due ruoli. Quello della responsabilità insieme a quello dell’orgoglio del risveglio nazionale contro l’Europa fredda e arcigna della tecnocrazia. Un risveglio fatto di cambiamenti concreti, non di battute allucinanti, revanscismi antistorici o minacce apodittiche. Razionalità, dunque, insieme a emotività. Follia sana contrapposta a follia nera. Un messaggio positivo (contro due avversari che puntano tutto sulla negatività) ma non piattamente rassicurante. Nella speranza che l’Italia abbia in maggioranza un sentimento migliore di quello al quale si appellano Grillo e Berlusconi.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.