Così l’8 avrà ancora più valore

Può darsi che sia un po’ eccessivo parlare di «strategia della tensione», come fa il Pd a proposito della manifestazione di oggi: perché questo concetto purtroppo in Italia ha un significato molto preciso, storicamente legato a fatti terribilmente più seri e pericolosi dell’adunata forzista. Inoltre, per quanto i toni siano infuocati e alcune frasi inaccettabili, sarebbe anche troppo pretendere che i fedeli di Berlusconi assistano senza reagire all’espulsione del loro mito dalla vita istituzionale.
La svolta politica che si realizza in queste ore è densa di pericoli, per il paese e per i democratici. Certo sarà difficile nel centrodestra gestire lo sdoppiamento dei berlusconiani come una astuta mossa tattica: a occhio i rapporti fra i due pezzi del Pdl sembrano destinati a peggiorare. Ma rimane fondatissima la paura del Pd di finire schiacciato tra la fedeltà a un governo che gode di una maggioranza ormai esigua, e l’aggressività di opposizioni assatanate, convergenti sull’esasperazione populista e già in clima di campagna elettorale europea.

Alla luce di quanto sta accadendo, tutti dovrebbero riconoscere l’importanza per il Pd di essersi messo nelle condizioni di non subire le offensive altrui; di aver proceduto in tempo alla sostituzione di gruppi dirigenti dalla credibilità gravemente lesionata; di sentirsi a sua volta pronto (e per alcuni perfino voglioso) per lo show-down elettorale. Tutti quelli che si sono battuti strenuamente per non far svolgere congresso e primarie alla scadenza prevista dovrebbero pensare a quanto brutta e confusa sarebbe la situazione adesso. Ora si può ulteriormente approfittare dell’occasione. Se l’Italia è scossa dalle mobilitazioni di piazza degli opposti estremismi (Roma oggi, Genova il primo dicembre), le primarie dell’8 devono diventare una grande risposta civile e democratica, la mobilitazione numerosa di un altro popolo non rabbioso né disperato, ma non meno determinato.

Insomma, l’8 dicembre diventa inevitabilmente da oggi qualcosa di più della semplice scelta del segretario del partito. Tutto il Pd e tutti i candidati devono squillare le trombe di una prova di forza collettiva, il messaggio al paese di chi dà una garanzia di tenuta e di rinnovamento vero, serio, non declamato. Dovrebbe risultare ovvio che il primo beneficiario di una simile affermazione di affidabilità sarà Enrico Letta, il presidente del consiglio di un governo che avrà davvero molto bisogno di aiuto.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.