Pdl fermo sull’orlo del suo abisso

Come un moscone chiuso in una campana di vetro, il Pdl ronza rumorosamente e sbatte contro le pareti, alla ricerca di una inesistente via d’uscita comoda dalla condanna di Berlusconi. Meglio fermarsi, per non farsi più male. E infatti ieri sera il Pdl, dopo aver sbattuto la testa contro la fermezza di Pd, Sc, Sel e M5S in senato, s’è fermato annullando l’unica iniziativa che aveva preso nella giunta per le elezioni, cioè la presentazione di improbabili pregiudiziali che rinviavano a svariate corti europee nonché alla Corte costituzionale.

È l’ennesimo colpo a vuoto di un partito che sta tentando tutte le strade per evitare l’unica possibile: l’accettazione della sentenza definitiva a carico di Berlusconi, i passi ulteriori che solo da questa accettazione possono scaturire (come la richiesta della grazia) e l’avvio di una fase politica diversa. Insomma, il percorso che con assoluta lucidità Napolitano ha prospettato ormai quasi un mese fa.

Il fatto che ieri sera il Pdl si sia arrestato all’ultimo momento sull’orlo del precipizio della crisi politico-istituzionale – e che l’abbia fatto per spuntare appena qualche giorno in più, certo non il rinvio sine die al quale mirava – conferma che l’arma totale brandita dai berlusconiani è in realtà senza innesco: non esiste un’ipotesi favorevole per il centrodestra una volta affondata la maggioranza delle larghe intese, la cui nascita non a caso è stata unanimemente considerata un grande successo politico di Berlusconi.
Questo è tanto più interessante in considerazione dell’altro fatto politico di ieri, la durissima protesta che ha visto Pd e Pdl accomunati nelle contumelie partite dai banchi del M5S alla camera. Può darsi che i falchi di Grillo abbiano voluto calcare la mano proprio per sbarrare la strada a ogni ipotetica trattativa fra pezzi di Movimento e Pd. Fatto sta che, con questo clima fra democratici e grillini, ipotizzare maggioranze alternative all’attuale appare puro esercizio retorico.

Che cosa se ne deduce? Se ne deduce che, dietro ai paroloni spesi nei talk show, in realtà il Pdl ha paura di qualsiasi scenario diverso da quello miracolosamente conquistato nella primavera scorsa. A cominciare dalle elezioni anticipate, per seguire con ogni possibile soluzione di transizione (non certo altri governi politici) che potrebbe prepararle.
Per il Pd, si fanno già sentire gli effetti positivi di cominciare ad avere una leadership competitiva.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.