I quattro altolà a Enrico Letta

In sole 24 ore, a cavallo dei voti di fiducia per il suo governo, Enrico Letta ha dovuto subire quattro discreti ma espliciti altolà.

Il primo pare gliel’abbia inviato, nella forma del buon consiglio, il capo dello stato: caro Enrico, sfumiamo sullo schema della convenzione per le riforme istituzionali a scadenza diciotto mesi, perché vincolare il governo fin d’ora?

Il secondo è venuto dall’interno del Pd, in maniera molto indiretta e flebile perché i democratici non possono permettersi toni accesi col governo del loro vicesegretario: Enrico, che orizzonte ampio ti sei dato, non pensare di poter far durare le larghe intese con la destra troppo oltre il 2014.

Il terzo altolà, il più prevedibile di tutti, l’ha lanciato Berlusconi, ribadendo che la condizione principe del Pdl è l’abolizione integrale dell’Imu, mentre il governo in queste ore sta diluendo il messaggio originario parlando di sospensione, di rimodulazioni, di nuovi strumenti. C’è da dire però che la rogna delle promesse impossibili da mantenere, da adesso in poi, deve grattarsela anche Alfano.

Infine è arrivata Angela Merkel. Letta è da ieri nel suo primo tour europeo, la tappa a Berlino gli ha subito riproposto tutta la durezza con la quale hanno già dovuto fare i conti Berlusconi e Monti, e che sarebbe stata identica con qualsiasi altro premier italiano (probabilmente anche di più con un premier tipo Bersani).
Anche i sassi sanno che fino alle elezioni tedesche di settembre non ci sarà verso di ammorbidire il fiscal compact. Merkel è stata gentile, cerimoniosa e ha mostrato di apprezzare la soluzione assunta dall’Italia e impersonificata da Letta (di gran lunga il leader italiano più giovane col quale abbia mai avuto a che fare, lei che ha conosciuto altri tre premier di Roma).
Poco di più, però. Per quanto una nuova elasticità sia ormai convenienza anche della Germania, si dovrà mettere in moto ben altra dinamica fra paesi per riaprire all’Italia il varco per gli investimenti pubblici che le è necessario.

Nella sua replica al senato Letta ha mostrato di essersi reso conto della necessità di abbassare l’asticella che egli stesso aveva alzato alla camera lunedì. Scelta saggia, che conferma la qualità principale dell’uomo chiamato a governare il paese nel momento più difficile e con la maggioranza più improbabile: Enrico Letta non prende rischi inutili. Atteggiamento essenziale per durare e per portare a casa qualcosa.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.