Non è ancora il tempo di Renzi

Le aspettative nei suoi confronti sono altissime. Sicché qualsiasi cosa Matteo Renzi dica, faccia o faccia fare diventa automaticamente notizia, scatena ipotesi e retroscena, innesca nervosismi ed entusiasmi. Tutti un po’ prematuri.

La qualità migliore del sindaco di Firenze è sicuramente la gestione di sé nel tempo politico giusto. Non s’è mai mosso troppo tardi né troppo presto. Quando la sua rincorsa verso la sfida a Bersani era già ampiamente lanciata, ha saputo frenarsi di botto, fermarsi e poi ripartire mesi dopo: Berlusconi era caduto ma al suo posto non erano arrivate le elezioni bensì il governo Monti.
Così è adesso.

La frase buttata lì ieri mattina da Renzi durante un convegno non ha nulla di sconvolgente. Che la politica sia ferma e non stia dando alle famiglie e alle imprese le risposte di cui hanno bisogno è un’ovvietà al limite del banale. Eppure per alcune ore i Palazzi romani sono stati scossi da fremiti, e tutti subito a interrogarsi sull’impatto che questa iniziativa del sindaco avrebbe potuto avere sulle partite incrociate per Quirinale e governo. Tanto più che nel frattempo si assisteva alla prima iniziativa “di area” dei senatori renziani, sul tema per il Pd scottante dei rimborsi elettorali.

Ovviamente queste mosse hanno un senso. Marcano il territorio, evidenziano la staticità della posizione ufficiale del Pd, sottolineano le potenzialità di Renzi nel contrastare il grillismo. Ma a parte questi utilissimi effetti di immagine, continua a non esserci alcun nesso immediato con i giochi politici di Roma, dai quali il sindaco di Firenze si tiene e si terrà alla larga almeno fino a quando la vicenda del governo (e quindi di Bersani) non si sarà sciolta, in un modo o nell’altro, consegnando ai partiti qualche certezza in più sui tempi delle inevitabili elezioni anticipate.

Il patrimonio di consenso di Renzi è in evidente crescita. Ormai lavora per lui anche il puro istinto di sopravvivenza del gruppo dirigente nazionale e locale del Pd, anzi del centrosinistra tutto, al di là di alcune enclave di antipatizzanti irriducibili.
Non dovrebbe esserci bisogno di forzature polemiche. Se invece dovessero venire, sarebbe il segnale che a Roma si sta verificando (a sorpresa) l’unico scenario che Renzi teme: la stabilizzazione sul lungo periodo del quadro politico e di governo.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.