Napolitano e Bersani pronti all’autunno

A parte l’obiettivo infamante – raggiunto con la più estrema delle conseguenze ai danni di Loris D’Ambrosio – l’operazione di azzoppamento del presidente della repubblica non è andata in porto. La nota di ieri ricorda a tutti che il Quirinale rimane il presidio finale delle decisioni istituzionali.

Giorni di chiacchiere giornalistiche si sono consumati dietro l’ipotesi di elezioni anticipate. Inseriti nel circuito della chiacchiera, alcuni politici hanno pensato di sfruttarla usando le mitiche urne autunnali come minaccia. Un’arma spuntata. Napolitano rammenta che solo a lui spetta la decisione sullo scioglimento anticipato della legislatura. Il messaggio sottinteso è che non ci pensa per niente.

Il messaggio esplicito è invece che fallendo nell’opera di riforma della legge elettorale i partiti non se la caveranno scaricandosi le responsabilità. Naturalmente è esattamente ciò che faranno, anzi stanno già facendo. Dalla polemica potranno ricavare qualche utile marginale ma il capo dello stato non vuole farsi coinvolgere nel gioco: anticipa un giudizio molto negativo che sarà condiviso dalla grande maggioranza degli italiani. Dopo di che, i partiti voteranno col Porcellum. Non esiste sistema elettorale che sia in grado di distorcere l’opinione degli elettori: chi meriterà di perdere perderà comunque, le soluzioni di governo si troveranno senza ulteriori ammucchiate.

Oggi Bersani presenta un documento di nove pagine che varrà da piattaforma di confronto coi potenziali alleati (oltre che per le primarie). È formulato in modo tale da non rendere difficile alcuna interlocuzione tranne quelle già scartate con Di Pietro e Grillo.

Il testo non contiene novità rispetto al pensiero bersaniano noto. I concetti più volte richiamati sono quelli di “bene comune” (per recuperare il feeling referendario di un anno fa) e di lotta al populismo. La scuola è al centro della proposta: qui come dovunque l’accento è sull’uguaglianza, spariscono merito e competizione. Se ne discuterà.
Il segretario del Pd però deve sapere che d’ora in poi ogni messaggio non sarà più ascoltato solo dagli attori politici ma anche dall’insieme degli elettori che cominciano a sciogliere i dubbi in vista del voto. I sondaggi recenti non sono entusiasmanti (il Pdl sarebbe in recupero rispetto ai propri delusi): il passo dell’alpino non basta più.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.