Il Pd fa la cosa giusta, a bassa voce

Il modo di procedere è tipico del segretario del Pd: mai svolte dichiarate, nessun proclama, bensì aggiustamenti progressivi alla nuova situazione. Pragmatismo all’ennesima potenza. Fatti compiuti, spesso da attribuire alla forza delle cose più che all’intenzione politica. Intanto però le cose accadono, e sono significative. Tutte nella stessa direzione. Sostegno a Monti. Ruolo centrale nella maggioranza parlamentare tripartita. Presa di distanza dall’estremismo politico e anche sindacale.

Tre i passi compiuti ieri nella stessa giornata. Alcuni scontati, se si vuole, ma la coincidenza li mette in una luce particolare. Il primo: si è votata alla camera la riforma costituzionale che inserisce nella Carta l’obbligo di pareggio di bilancio. Maggioranza oltre i due terzi: non si potrà tenere il referendum. Non è una misura neutrale per il Pd: a sinistra, fuori e dentro il partito e anche a livello europeo (dove Bersani si accinge a firmare patti politici), il vincolo del pareggio di bilancio è considerato una misura tipicamente neoliberista. Paolo Leon la contestava duramente su l’Unità solo venerdì scorso. Il responsabile economico del Pd, Fassina, l’ha sempre avversata.

Proprio Fassina è protagonista del secondo gesto: la conferma della rinuncia dei dirigenti del Pd ad andare nella piazza Fiom di venerdì, dove avrebbero dovuto ascoltare dal palco le intemerate dei No Tav.

Infine, stasera, Bersani darà una mano a sbloccare la trattativa sul mercato del lavoro, ferma per mancanza di risorse. Nel vertice dei segretari con Monti, il Pd avanzerà proposte di mediazione impegnandosi al pieno sostegno parlamentare. Anche per modifiche progressive del sistema degli ammortizzatori sociali. Tutto concordato con le confederazioni sindacali.

Il Pd svolge il suo ruolo. Partito nazionale, non sbilanciato a sinistra, decisivo per fare decisive riforme ora, senza rimandarle a un più luminoso avvenire. Peccato che, per eccessivo timore di critiche, finora non abbia voluto rivendicare ed enfatizzare questi passaggi. I sondaggi suggeriscono che il saldo in termini di consenso e credibilità sarebbe ancora più positivo.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.