Il sondaggio di Ballarò e la giusta scelta del PD

Avevo appena finito di scrivere, martedì sera, che Bersani e il Pd non avrebbero dovuto temere nulla dai successi e dal consenso del governo Monti, che tutto lo sforzo veniva vanificato da un ottimo amico dello stesso Bersani. Infatti ci pensava Giovanni Floris a riaprire le ferite: prima dando spazio a Ballarò a un Passera formato statista, poi pubblicando un sondaggio Ipsos secondo il quale il 69 per cento degli elettori di centrosinistra preferisce avere al governo Monti piuttosto che un leader del proprio partito.

Sul sondaggio torneremo domani, vale la pena però di notare che la preferenza sale addirittura all’80 per cento fra gli elettori del Pd. Facile da immaginare come corresse ieri sulla rete l’ironia degli antipatizzanti e il risentimento dei simpatizzanti. Entrambi del tutto fuori luogo. Il sondaggio conferma solo che il Pd ha fatto la scelta giusta, e che il sacrificio della via elettorale in favore di Monti è stato capito e apprezzato, come sono state capite e apprezzate le misure del governo. Chi nel Pd ancora recalcitra, da Michele Emiliano a Enrico Rossi, ha diritto di farlo ma è in netta minoranza. La cosa importante è che la medesima domanda sul premier preferito dà altri esiti se viene proiettata sul futuro. Perché qui Bersani recupera il suo vantaggio su Monti: 40 a 20, sempre secondo Ipsos (seguono altri nomi). Allora casomai è qui il problema, nella necessità di ampliare questa forbice e mettere la leadership del segretario del Pd al riparo dalle legittime ambizioni di concorrenti noti o eventuali, Passera compreso (Monti com’è noto non corre in questa gara, casomai in qualche altra).

C’è una sola strada sicura per riuscirci, e come dimostrano la politica e la statistica non porta verso la demonizzazione delle politiche liberali («zombie che camminano», le definisce Matteo Orfini) ma nella direzione opposta. Cioè nell’ottenere dagli elettori il sigillo democratico a scelte di riforma radicale che il Pd ha nel proprio dna, cui Bersani ha già offerto il proprio volto, e che solo il Pd può esaltare in un quadro di solidarietà ed equità facendole vincere nella società oltre che ai tavoli di palazzo Chigi.

Il miglior regalo che il Pd possa fare ai concorrenti veri o ipotetici sarebbe il ripiegamento su posizioni difensive o di conservazione, proprio mentre la destra si autoaffonda (ultimatum di Bossi a Berlusconi). Ma questo è un discorso già fatto fin troppe volte.

Stefano Menichini

Giornalista e scrittore, romano classe 1960, ha diretto fino al 2014 il quotidiano Europa, poi fino al 2020 l’ufficio stampa della Camera dei deputati. Su Twitter è @smenichini.