• di Roma
  • Blog
  • Martedì 27 settembre 2011

Decoro Urbano, la prova su strada

La tecnologia delle batterie dei cellulari non va di pari passo con le altre tecnologie, e questo già si sa sapeva. Ma c’è in realtà anche qualcos’altro che non va di pari passo, forse la nostra città con le altre. Andiamo con ordine.

Decido di fare una prova di Decoro Urbano, applicazione per iPhone e Android nata a furor di popolo per segnalare gli elementi di degrado nelle città. Più che altro, volevo provare a vedere cosa succederebbe se uno volesse usarla veramente, a Roma.

Scelgo un itinerario tipico (in un’idea di mondo-che-vorrei), cioè l’avvicinamento da uno snodo ferroviario al centro: dalla stazione Trastevere a largo Argentina, quindi viale Trastevere, importante asse viario che dovrebbe essere uno dei fiori all’occhiello della città.

Ebbene, sarei arrivato non solo in ritardo a qualsiasi appuntamento, ma non sarei proprio arrivato, dovendo poi a un certo punto cenare e dormire, e finendo miseramente la batteria (v. sopra). In un’ora esatta sono riuscito a percorrere meno di cento metri, con i risultati che si possono vedere in questa pagina: 104 segnalazion in un’ora.

Siamo oltre la teoria delle finestre rotte, direi, siamo alle sue conseguenze. Considerate poi che non ho fotografato ogni singolo elemento, cioè ogni cicca o ogni adesivo, ma quelli vicini li ho messi insieme. In quel caso forse starei ancora al primo cassonetto.

Il punto però qual è? Innanzitutto Decoro Urbano usiamolo, chiaramente accettando una soglia di compromesso di non farsi licenziare o lasciare da fidanzate e fidanzati. Usiamolo, fondiamogli i server, arriviamo primi in classifica distanziando le altre città (perché questa è la realtà).

Ovvio che non importa se un giorno vanno a pulire viale Trastevere, ma qui hanno senso i dati aggregati. Decoro Urbano a Roma è un grido d’aiuto, una bottiglia nel mare, un “veniteci a salvare”, per mettere in luce un sistema più che delle cicche per terra.

Poi forse – forse – qualcosa a livello macroscopico si sbloccherà, e qualcosa forse – forse – già si muove.