Perché non mi sono candidato alle primarie

Non ho avuto tempo di spiegare perché alla fine ho deciso di non correre alle primarie del centrosinistra.

Non certo per ragioni burocratiche ed organizzative: un nutrito gruppo di delegati avrebbe firmato volentieri una mia candidatura. E li vorrei ringraziare pubblicamente, come poi farò, ad uno ad uno, nelle prossime ore.

Le ragioni sono sia politiche che personali.

Un po’ perché il mio accorato appello unitario (diciamo così) nei confronti degli outsider non è stato raccolto, e altri candidati si sono presentati, legittimamente, e hanno condotto la loro battaglia (e la loro raccolta). A loro auguro di fare bene, e di raggiungere gli obiettivi che si sono prefissati.

Un po’ perché, ed è la ragione più ‘attuale’, mentre stavo ancora decidendo che cosa fare, è precipitata, nel corso della giornata di mercoledì scorso, la Regione Lombardia, e non mi è sembrato serio distrarmi da questa battaglia e da un presidio democratico necessario, come quello dei miei colleghi, perché non solo Formigoni cadesse, ma si potesse lanciare nel migliore dei modi la sfida politica delle prossime elezioni (che sono prossime davvero).

Un po’ perché, anche su questo blog, i commentatori si sono divisi, e molti si auguravano che rinviassi, come avevo promesso e proposto di fare già a marzo, in vista del Congresso del Pd, habitat più adatto per le mie e nostre battaglie. Il mio unico vero obiettivo, dichiarato, tra l’altro, da sempre.

Un po’ perché altre cose le avevo anticipate qui (ed è per me molto importante riprenderle).

Un po’ per la modestia necessaria, perché era comunque un bel salto, che non a caso aveva scatenato qualche ironia (da parte degli stessi, curiosamente, che ora mi vedrebbero bene come presidente della Regione, senza rendersi conto che il livello di difficoltà del tuffo olimpionico è equivalente).

Un po’ perché, e cito i motivi personali solo alla fine, e per pudore, la mia vita sta per cambiare profondamente, e mi sono reso conto che tutto non si potesse fare, in questo momento.

In ogni caso, quello che penso lo ribadisco anche oggi. C’è tanto da fare per riempire di contenuti le primarieper dare senso alle nostre battaglie in questa fase così importante e delicata. Le campagne che avrei portato da candidato, le porterò da elettore, e sceglierò in base alla vicinanza rispetto ai temi che mi sono più cari. E alla fine, come è giusto che sia in una competizione in cui non è il caso che nulla sia predeterminato, proprio perché la campagna elettorale ufficialmente non è ancora iniziata.

E non dico che sono sereno solo perché Robecchi mi inchioderebbe. Ma sono contento che sia andata così, perché a me piace la politica. E la politica si può fare in tanti modi, anche in quelli più inaspettati.

Pippo Civati

Pippo Civati è il fondatore e direttore della casa editrice People. È stato deputato eletto col Partito Democratico e ha creato il movimento Possibile. Il suo nuovo libro è L'ignoranza non ha mai aiutato nessuno (People).