La lettera

Joaquín Viola Sauret è seduto alla sua scrivania intento a leggere la posta. L’aria sta cambiando. Da appena quarantotto ore Don Adolfo Suárez González, è diventato il primo Capo del governo nominato democraticamente dopo Franco. Viola non l’ha scelto il popolo. Ci ha pensato Rodolfo Martín Villa, il Gobernador Civil de la Provincia, conferendogli l’incarico di sindaco di Barcellona. Siede su quella poltrona da dieci mesi ma sono bastati per qualificarlo come “el alcalde más impopular de Barcelona”.

Ha sessantatré anni, la bocca perennemente socchiusa e due occhi accesi. Li punta su una busta che attira la sua attenzione. Il mittente è José Antonio Zalba, Presidente della Commissione incaricata di preparare il Mondiale in Spagna. La lettera contiene la richiesta del dettaglio delle opere necessarie per essere prescelti come sede di un incontro della Coppa del Mondo. Stadi, parcheggi, strade, alloggi e servizi.

In quel preciso momento Viola distoglie lo sguardo dal foglio per posarlo sulla carta stradale della città che presiede: «Il mondiale si farà». Sa che Barcellona, insieme alla capitale, sarà il teatro principale. E freme al pensiero di far parte della scena. Ma il suo sguardo lucente non ha lungimiranza. Il Presidente del Gobierno Suárez lo destituirà cinque mesi dopo, il suo posto verrà preso da José María Socías Humbert, ultimo sindaco ad essere eletto senza il sostegno delle urne, e Viola non vedrà mai il mondiale.

La morte gli appare improvvisamente mentre è intento a leggere un’altra lettera di direttive. In palio non c’è la città di Barcellona ma la sua stessa vita. La mattina del 25 gennaio 1978 quattro terroristi entrano nella sua abitazione sul Paseo de Gracia, lo colgono in pigiama in camera da letto, gli avvolgono una bomba sopra il torace con il nastro adesivo e gli consegnano un foglio: «Leggi con attenzione, se non paghi entro i termini salti per aria». Le avrebbe seguite quelle istruzioni, ha una moglie ricca e cinque figli. Ma l’ordigno scoppia prima del tempo e la sua testa vola nell’aria portandosi via tutti i suoi sogni.

L’anno dopo la Spagna accetta ufficialmente l’invito. Sì, il mondiale si farà. Anche senza di lui. E sarà proprio Barcellona a ospitare la partita. La storia di quella sfida, però, inizia molto prima.

Estratto dal libro “La partita” (Mondadori).

Piero Trellini

Scrive per la Repubblica, La Stampa, Il Sole 24 Ore e Domani. Ha lavorato per Il Messaggero, il Manifesto, Sky e altri. Collabora con Nuovi Argomenti e Art e Dossier. Scrive serie televisive. Ha pubblicato “La partita” (Mondadori), “Danteide” (Bompiani), “L’Affaire” (Bompiani) e “La partita. Le immagini di Italia-Brasile” (Mondadori).
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