L’Argentina del Nestornauta, e i nuovi scontri sull’Eternauta

Capita ancora di sorprendersi, a volte, vedendo alcuni fumetti funzionare come forti simboli politici. Tanto più quando questi sono percepiti, dalle nostre parti, come fenomeni in fondo vintage, capolavori buoni al massimo per una doppia nostalgia: quella per il buon fumetto di una volta e, insieme, per lotte politiche di un tempo che fu.

L’Eternauta è un esempio perfetto di questa nostalgia. Un mattone essenziale della storia del mezzo, certo (diremmo oggi, per esempio: una sceneggiatura da manuale per l’uso del cliffhanger). Ma anche un simbolo della resistenza – all’epoca della dittatura militare – contro l’oppressione politica e il controllo sociale. Un’avventura di fantascienza costata la vita al suo scrittore, Hector Oesterheld, desaparecido nel 1977.

Eppure, proprio l’Eternauta è tornato di attualità nelle ultime settimane, in Argentina. Perché lo scorso 24 agosto, il sindaco di Buenos Aires Mauricio Macri, leader del partito di opposizione di centro-destra PRO (e da alcuni considerato il più temibile sfidante della Presidente Cristina Kirchner), aveva dichiarato: “Decisamente no: l’Eternauta non entrerà [nelle scuole secondarie della città]. Decisamente non entra e non entrerà nessun tipo di manipolazione, di indottrinamento”.

L’Eternauta protagonista di indottrinamento? Un paradosso che ha dell’incredibile. Se non fosse che, dietro alla sparata, c’è una storia – relativamente – semplice.

Qualche tempo prima Macri aveva istituito un numero verde per permettere ai cittadini di segnalare episodi di propaganda politica nelle scuole secondarie. L’obiettivo era contrastare l’azione di La Càmpora, movimento giovanile organizzato pro-Kirchner (fondato dal figlio Néstor e Cristina) di cui uno strumento essenziale è proprio l’Eternauta. Sono i ragazzi di La Càmpora, infatti, a presentarsi nelle scuole suggerendo agli studenti di leggere l’avventura di Juan Salvo, posto di fronte a un’invasione aliena spietata e misteriosa che ricorda la presa del potere delle giunte militari. E sono loro all’origine di un altro eclatante riutilizzo del fumetto in chiave politica.

Dopo la morte di Néstor Kirchner nel 2010, infatti, La Cámpora aveva iniziato a diffondere un’immagine ormai celebre in Argentina: il Nestornauta. Riprendendo una celebre vignetta de l’Eternauta, ma inserendovi il volto di Kirchner al posto di quello di Juan Salvo, i militanti coniarono una vera e propria icona del defunto presidente. Un détournement che ebbe un’impennata quando, a un anno dalla morte, La Càmpora distribuì numerosi stencil con l’immagine del Nestornauta, stimolando una ‘invasione’ iconografica sui muri di Buenos Aires.

In un paese che durante il succedersi delle dittature ha visto mettere ufficialmente al bando romanzi, poesie, romanzi per bambini (persino Il Piccolo Principe), l’affermazione di Macri ha suscitato l’indignazione di molti. Tra questi José Pablo Feinmann, uno degli scrittori e intellettuali più noti in Argentina, che ha scritto un lungo e accorato articolo per Pagina/12, descrivendo Oesterheld come “maestro della nostra generazione”, “il nostro Walt Disney, solo che non era maccartista”. Con orgoglio, inoltre, Feinmann ha rivendicato la scelta di includerlo tra i tre autori principali oggetto di un suo corso su letteratura e impegno politico (Borges, Walsh e Oesterheld), scrivendo: “L’Eternauta era il simbolo della mia generazione, di questa “generazione decimata” che Kirchner menzionò nel suo primo discorso, e i giovani di oggi lo sanno e hanno deciso che è anche il loro, di simbolo […] Questo è il messaggio. Questo significa il tanto temuto Nestornauta”.

Il giorno dopo l’intemerata radiofonica, Macri ha provato a ritrattare, su Twitter, scrivendo di essersi “spiegato male”, e affermando che il punto non è l’Eternauta, ma il Nestornauta (“Me expresé mal ayer, por supuesto que el problema no es El Eternauta. Si lo es El Nestornauta que usan para adoctrinar en las escuelas”). Una distinzione che non considera la reale stima di Kirchner per Oesterheld, testimoniata dalla presenza della vedova di Hector – un particolare notato da pochi, ricorda Feinmann – sul palco del discorso tenuto dal presidente il 25 maggio 2005. D’altro canto, Elsa Oesterheld lo ha detto pubblicamente: “Nestor andava matto per l’Eternauta. Disse che ne aveva ispirato le idee, e mi piace che sia associato a lui.”

Da parte di chi, come me, non si intende di cose argentine, credo sia inutile abbozzare considerazioni sull’operato e l’eredità culturale di Kirchner. Mi è più facile, semmai, ritenere comprensibile una reazione agli eventuali eccessi della propaganda nelle scuole (anche se non ho ancora ben capito in cosa consistano gli eccessi di La Càmpora. Peraltro: nel 2009 la stessa amministrazione comunale regalò copie de l’Eternauta ad alcune scuole). E mi è addirittura facilissimo, inoltre, ritenere inaccettabile il tentativo di proibire l’Eternauta nelle scuole: un’assurdità sia nel metodo che nel merito.

Ciò che mi interessa come studioso di fumetto, però, è che questa vicenda pone a un’opera politica d’antan come quella di Oesterheld un’inevitabile domanda: L’Eternauta è un simbolo di un’altra generazione, come ricorda Feinmann, o può ancora ‘funzionare’ nel nostro tempo?

Il conflitto politico nell’Argentina di oggi, certamente, non ha l’intensità sociale – quasi antropologica – che aveva ai tempi di Oesterheld; né la lettura di un fumetto rappresenta un’esperienza liberatoria – un consumo culturale cheap, e di ambigua legittimità – paragonabile a quella di un’epoca sostanzialmente pre-televisiva. Il significato de L’Eternauta, dunque, non può più essere lo stesso di allora. Lo dimostrano proprio le contrapposizioni in scena in queste settimane: l’ascesa di Kirchner a icona pop nelle sembianze del Nestornauta, secondo i giovani di La Càmpora è un percorso legittimo e naturale, mentre secondo altri (Macri, ma anche molti semplici estimatori del fumetto, variamente schierati) è un’indebita appropriazione politica di un’opera dal più vasto significato.

In realtà, come tutti i simboli, anche il fumetto di Oesterheld sconta i limiti delle contingenze storico-politiche. E quello che accade ai simboli, in fondo, è sempre la stessa storia: essere usati e – poco o tanto che sia – trasformati. Dove condurrà questo uso politico kirchnerista de L’Eternauta, dunque, non lo sappiamo. Sappiamo solo, con Calvino, che “un classico è un libro che non ha mai finito di dire quel che ha da dire”. Se la trasformazione pro-Néstor – temuta da Macri – aiuterà l’Eternauta a rinnovarsi come simbolo dell’anelito politico degli argentini, allora avrà cavalcato la Storia nella giusta direzione. E un fumetto avrà continuato a sprigionare la straordinaria energia ideale che contiene nelle sue – giustamente indimenticabili – pagine. Ben al di là della nostalgia.

Matteo Stefanelli

Studioso di media, consulente editoriale e fumettologo. Lavora presso OssCom - Università Cattolica. Gli piace Milano, viaggiare e usare avverbi come Fumettologicamente