The Mule – Il corriere

Cos’è. È il nuovo film di Clint Eastwood. Il soggetto viene da un articolo del New York Times che raccontava di un vecchio del Michigan, veterano di guerra, ingaggiato dal cartello di Sinaloa come corriere della cocaina. La sceneggiatura che ne è stata tratta è di Nick Schenk, che aveva già scritto Gran Torino. Lo stesso Eastwood è il protagonista, Dianne Wiest interpreta la moglie, Alison Eastwood è la figlia (anche nella vita) e Taissa Farmiga la nipote. Bradley Cooper e Michael Peña sono gli agenti dell’antidroga che cercano di catturare il vecchio, e il loro capo è Laurence Fishburne. Le musiche del film sono di Arturo Sandoval e la fotografia è di Yves Bélanger. The Mule – Il corriere è uscito a fine 2018 negli Stati Uniti e ha avuto un grande successo di pubblico.

Com’è. Earl ha trascurato la famiglia e si è sempre dedicato alle emerocallidi, fiori ricercatissimi che seleziona e vende con successo. Le emerocallidi fioriscono un giorno solo all’anno ma hanno colori meravigliosi. Earl le ha sempre preferite alla continuità della famiglia. Per questo la figlia non gli parla più e la ex moglie lo tollera appena. Quando la concorrenza del commercio online lo costringe a chiudere il vivaio, Earl viene contattato dai messicani e finisce a fare il corriere della droga insospettabile e incensurato.

Solo da queste righe si capisce come funziona questo film: in maniera chiara, schematica, lenta e inesorabile, racconta la redenzione morale di un vecchio egoista, dal sé alla famiglia, dalla rispettabilità sociale alla stima delle persone care. Regia e fotografia sono quanto di più antiretorico possibile. Al di là di qualche momento in cui Earl attraversa con il suo van nero delle ambientazioni suggestive, tutto trasmette una normalità assoluta, americana di provincia, fatta di strade statali dritte e stazioni di servizio. Eastwood è quasi sempre in scena e gli altri personaggi sono appena abbozzati. Tutti recitano bene e con grande sobrietà. Alison Eastwood ha raccontato che suo padre sul set non dice nemmeno “azione” dopo il ciak, ma “quando siete pronti”. È un dettaglio, ma rende l’idea di come sia questo film.

Perché vederlo. Passano gli anni, e per qualche strana ragione ogni tanto si va a vedere un film di Clint Eastwood. È una specie di tic. Sarà la sua natura ibrida di galantuomo del cinema classico e vecchio rompicoglioni moralista. Negli ultimi tempi ha alternato film tremendi (Invictus, Jersey Boys, The 15:17 to Paris) e grandi successi commerciali, in alcuni casi i più grandi della sua carriera. Tra questi spicca American Sniper, amato per stile e sottotesti dalla critica militante filo-Clint, e adorato dal pubblico americano per i proiettili che partivano dal fucile patriottico di Bradley Cooper per dirigersi verso dei cattivi musulmani a caso.

È vero che Clint Eastwood ha due cose che molti altri non hanno: ha una presenza scenica inarrivabile e sa esattamente quello che vuole. Per questo The Mule – Il corriere frequenta la lentezza senza scivolare nel tedio conclamato, ma resta in una fascia intermedia in cui tutto quello che succede è prevedibile ma onesto. Insomma è un’operetta morale che si capisce da subito dove vuole andare a parere, ma il percorso ha una sua eleganza. Una certa ironia da vecchio paraculo, la compostezza dei modi e una direzione degli attori che cancella ogni protagonismo rendono il film a suo modo godibile (e l’ennesimo sommo capolavoro per gli eastwoodiani più convinti). Va detto che non è uno di quei suoi film pieni di patria, meno male.

Perché non vederlo. Perché è un film senile, sembra una puntata speciale del Commissario Cordier. È lento, ha un solo personaggio circondato da una serie di pupazzi che gli orbitano attorno, e va dritto per la sua strada senza un colpo di scena, qualcosa d inatteso, un dubbio o un imprevisto che ostacolino il percorso. In tutto questo amore per la normalità e la sobrietà si finisce in un territorio in cui il cinema si asciuga molto ed emergono i temi alla base del film. E i temi sono il vecchio, il rimorso, la famiglia del vecchio, le scelte scellerate del passato, il passare del tempo, la vecchiaia come età dei rimorsi, la famiglia e la terza età. Così per decine di minuti, al volante a sei all’ora, si pensa alla famiglia, alle occasioni mancate, quanto sono vecchio, ah se potessi tornare indietro, mi sono dedicato all’effimero e non alla sostanza, quante cose cambierei!

Una battuta. La famiglia è la cosa più importante.

Matteo Bordone

Matteo Bordone è nato a Varese negli anni della crisi petrolifera. Vive a Milano con due gatti e molti ciclidi. Lavora da anni a Radio2 Rai e a volte in televisione. Scrive in alcuni posti, tra cui questo, di cultura popolare, tecnologia, videogiochi, musica e cinema.