Per forza che poi ti fanno simpatia

Sospettare di un movimento che fa di qualunquismo e giustizialismo la sua bandiera è cosa saggia e doverosa.
Ma la polemica di questi giorni non suona abbastanza ridicola?
Commentatori, editorialisti, leader politici, fanno la morale sulla democrazia interna all’unico partito che si ripropone di scegliere le candidature ascoltando la base dei propri iscritti.

Questo fatto che i suoi futuri onorevoli il Movimento cinque stelle li voglia scegliere giusto tra coloro che hanno la tessera del Movimento cinque stelle, e magari vi abbiano anche aderito prima dell’altro ieri, pare sia una cosa poco democratica.
Anzi proprio settaria, razzista, quasi dittatoriale.

Del resto, chi muove questa accusa, di solito aderisce a uno di quei partiti che hanno indetto le uniche primarie di schieramento esistenti su questo folle pianeta.
Le più larghe e aperte al mondo, certo.
Ma anche le più insensate, inutili e soprattutto schizofreniche, in quanto organiche a una legge elettorale secondo cui i candidati sono designati d’ufficio dai vertici del partito, con tanto di listino bloccato.

Il legislatore, nella persona del Presidente del Senato della Repubblica, ha addirittura sentito l’urgenza di proclamare urbi et orbi l’alta ispirazione democratica della nuova legge elettorale al vaglio: impedire (con un premio di maggioranza posto all’irraggiungibile soglia del 42,5%) che le elezioni siano vinte da perniciosi movimenti dittatoriali.

Meno male che c’abbiamo questi Montesquieu intrisi di esprit de la lois, a vigilare sul golpe di un partito che vorrebbe vincere le elezioni prendendo più voti degli altri.
In tutto questo strepito scandalizzato, a vedere il movimento cinque stelle che si mette là, per i fatti suoi, rincantucciato, a scegliere li meglio grilli pe’ fa’ cri cri, nella ingenua speranza che Roma poi nun faccia la stupida, viene una tenerezza molto più romantica che futurista.
Perché le votazioni grilline, per quanto si svolgano on line, mettono tanta nostalgia di quando ancora c’erano le sezioni, le tessere e i congressi.

E di quando andavi a votare per votare uno dei tuoi.

Mario Fillioley

Ho tradotto libri dall'inglese in italiano. Poi ho insegnato italiano agli americani. Poi non c'ho capito più niente e mi sono messo a scrivere su un blog con un nome strano: aciribiceci.com