Non ci sono putiniani

Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).

“Putiniani”, cosa vuol dire? Persone che ammirano Putin come leader politico? Che ne condividono i metodi repressivi e omicidi? Che ne apprezzano le ambizioni di egemonia russa, e che approvano le sue aggressioni militari, sostenendo la necessità di conquiste territoriali maggiori? Che disprezzano la democrazia, rimpiangono l’URSS, sperano che il modello autoritario e liberticida si estenda anche al nostro paese? Che aderiscono a un pensiero o progetto politico di Vladimir Putin? Che lavorano per estenderlo e renderlo più condiviso?

Io non ho mai usato la definizione di “putiniani” per nessuno dei più scellerati, bugiardi, falsificatori,  che in queste settimane hanno perdonato le scelte di Vladimir Putin, hanno trovato loro alibi e scusanti, hanno persino predicato le sue presunte ragioni. Non credo che questa quota esigua ma rumorosa di italiani con diverse visibilità sia “putiniana” in nessuno dei sensi che ho esposto sopra (così come non direi che Enrico Letta sia “grillino” osservando i suoi sforzi per dare dignità e occasioni di sopravvivenza elettorale al M5S: per fare uno dei tanti esempi di complicità per interesse che non implicano adesioni). (Segue)