Perché Hollande non chiede aiuto alla NATO

Qualche ora dopo aver pronunciato la parola “guerra”, Hollande ha chiesto in primo luogo aiuto all’Unione Europea e non alla Nato, come tutti hanno notato. I motivi sono stati analizzati da molti e non è qui il caso di riprenderli. Vorrei solo aggiungere un’osservazione marginale, ma forse non priva di interesse. Pochi in Italia ricordano che la Francia per buona parte della guerra fredda, a partire dalla seconda metà degli anni ’60, e ben oltre, non ha fatto parte della Nato. Fu una precisa scelta strategica di de Gaulle, che associata alla decisione, precedente, di dotarsi di arsenali nucleari, intendeva soprattutto fare della Francia un paese il più libero possibile in politica estera. Fu l’ultimo tentativo grandioso e simbolico del paese di non perdere lo statuto, di fatto già perso, di grande potenza mondiale. De Gaulle aprì così in qualche modo, o tentò o minacciò di aprire (non è questo il punto ora), anche al dialogo con l’Unione Sovietica, indebolendo forse la pressione atlantica. Questa uscita dalla Nato, che si chiude paradossalmente solo con Sarkozy che riporta la Francia nel trattato pochissimi anni fa, ha effettivamente dato ai francesi una buona autonomia estera fino a tempi recenti. Basterebbe ricordare che Chirac, che ha cominciato il suo primo mandato con il rilancio dei test nucleari militari, ha tenuto la Francia fuori dalla guerra di Bush jr contro l’Iraq, cosa che altri non sono riusciti a fare, attirandosi non poche ire transatlantiche.

Insomma il gesto di Hollande non è solo tecnico e politico (peraltro gli USA sono e saranno presenti), ma anche simbolico, è un riflesso gollista, che si pone mi pare in quella linea culturale di lunga durata (e che ha perso nell’immaginario francese il carattere strettamente politico dell’appartenenza alla destra o alla sinistra, ma è patrimonio comune). Hollande pur in un momento critico ribadisce l’autonomia francese, si indirizza agli europei dell’Unione, prendendo un’iniziativa che non ha precedenti, e dialogando strettamente sul piano militare anche con la Russia di Putin, per quanto problematica sia la sua politica estera. Applica insomma un principio di politica che de Gaulle amava ripetere proprio a proposito dei rapporti con stati non democratici: guardare alla realtà non per quello che vorremmo che fosse, ma per quello che è. Un principio tutt’altro che di conservazione.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.