Le liste dei libri

Dopo le liste sui social dei 10 libri che ti hanno cambiato la vita (scritte da due grandi categorie di social compilatori, mi pare, cioè quelli che la vita se la sono vista cambiare nei programmi ministeriali delle scuole superiori e quelli che sono passati completamente indenni attraverso le scuole superiori) e le liste dei 10 libri indigesti, che stanno facendo ora capolino, è ripartito anche sui giornali il tormentone sugli effetti della letteratura. E ora che per un momento le liste, come fanno, si tacciono, mi viene una riflessione del tutto peregrina su quest’ultimo tema.

Si sente sempre dire che la lettura migliora, ma non si sa perché. Certo non ci migliora dal punto di vista morale (e quanto moralismo c’è ancora nel parlare di lettura e letteratura): Io conosco fior di farabutti che a stento trattengono le lacrime su certi giri danteschi. Politicamente è irrilevante: quanti lettori apprezzano e comprendono le novità di stile, di forma, di contenuti (soprattutto se sono avvenuti nel passato anche recente, nella storia della letteratura) e nella vita di ogni giorno sono attaccatissimi ai loro luoghi comuni e alle loro piccole posizioni sociali o di corpo. Non direi neppure che chi legge di più, e quindi per così dire è più colto, più coltivato, faccia mestieri che migliorano la qualità materiale (o spirituale) della sua vita. Non mi pare neppure che la lettura renda le persone più aperte, meno paurose del futuro, più sagge o, che so, meno dispotiche con i figli o più simpatiche con i colleghi. Non credo per nulla che la lettura renda più pazienti nei confronti delle cose del mondo, che vanno sempre nella direzione che vogliono e non c’è saggezza che tenga. Io confesso di aver letto poco e di aver cominciato a tardi. Mi pare però che ci sia in effetti davvero qualcosa che la lettura aiuta a fare e che contribuisca a far migliorare chi legge – e anche lo stilare le liste dei libri che ci hanno cambiato orizzonti oppure non ci sono piaciuti è un gioco interessante in questo senso: capire una certa angolazione delle cose del mondo. La letteratura può divertire o interessare – chi legge lo fa perché si diverte a farlo o è interessato alla lettura – ma nel divertire e interessare ogni libro crea una certa rappresentazione del mondo e quindi arricchisce il mondo esistente di quella sua nuova rappresentazione. Capire, anche con delle liste, che cosa in un libro ci piace, ci diverte, ci cattura (o non ci piace per nulla), ci sorprende, dice qualcosa del nostro mondo di lettori e di persona, cioè ci porta a capire a che mondo, anzi a che mondi, apparteniamo.

A me pare che sia un miglioramento della vita, anche se continuiamo a essere degli stupidi farabutti.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.