Accetta quella laurea

Fabio Volo su Facebook informa che un’università italiana ha deciso di conferirgli una laurea honoris causa e posta anche la lettera con le motivazioni ufficiali:

«Il Magnifico Rettore dell’Università di [omissis] ha il grande piacere e l’onore di comunicarLe che il consiglio di Facoltà di Lettere e Filosofia, sulla base dei contributi in meritata fama e singolare perizia che Ella ha fornito alla cultura del Paese in quanto a opere letterarie e diffusione del sapere, ha all’unanimità deliberato di conferirLe il titolo di Dottore in Scienze della Comunicazione “honoris causa” (…). La cerimonia per il conferimento di tale titolo è prevista per il giorno (…) e vedrà la “laudatio” tenuta dal professor (…)».

Fabio Volo non fa il nome dell’università perché non ha ancora deciso se accettare la laurea, anzi chiede un consiglio ai suoi tanti ammiratori su Facebook.

Fabio (se posso), mi permetto di darti il mio: accetta la laurea. Certo, al netto del trombonismo che ci affetta tutti, l’idea può legittimamente far storcere il naso, soprattutto a chi nell’università ci lavora e la sostiene con le proprie motivazioni senza avere riconoscimenti e neppure diritti. C’è un vario mondo di precariato intellettuale che letteralmente tiene in piedi l’università e che sostiene la cultura con la propria vita e con sacrifici. Certo, molti sono solo portaborse che presidiano la loro (inesistente) posizioncina con le unghie e con i denti, che sono selezionati all’incontrario da baroni grandi e piccini. Ma ci sono moltissime persone capaci, che lavorano gratis o vengono variamente sfruttate e che proprio con la scrittura e con la cultura ogni giorno si misurano nell’indifferenza e nella derisione generale, e anche di quel mondo universitario di cui vorrebbero fare parte pienamente.

Ecco forse loro avrebbero preferito una laurea honoris causa non a un personaggio televisivo, per quanto così creativo e brillante e che ha scoperto (da personaggio televisivo) di avere un talento nello scrivere e nel raccontare. Magari avrebbero preferito un simbolo diverso, un innovatore di tecniche e di metodi, un grande autore straniero, chi lo sa. Però Fabio, accetta quella laurea, pur sapendo che è un’operazione di marketing accademico: per una settimana i giornali, i polemisti, i pro e i contro, anche i telegiornali se trovi la battuta giusta alla laudatio (e bada che non diventi una perculatio), nomineranno l’università e la facoltà che hanno dato “all’unanimità” la laurea a Fabio Volo.

Però se accetti, fai qualche domanda al rettore e ai membri del dipartimento, per capire un po’ dove ti trovi, in che contesto sei, che cosa vuol dire (anche) ricerca e università oggi nel nostro paese. Chiedi se gli studenti di Scienze della comunicazione (quelli che si laureano proprio nella disciplina menzionata nella lettera), costretti a fare stage gratuiti durante gli anni del corso, sono utilizzati come manodopera per studi, agenzie, aziende, forniti dall’università a un mondo che le preme intorno. Chiedi la percentuale in quel corso di laurea di professori “a contratto” (cioè pagati circa 1000-2000 euro all’anno e a volte senza avere un dottorato o uno straccio di profilo scientifico). Chiedi qualcosa sui dottorati di ricerca (dopo un corso di dottorato di ricerca di 3 o 4 anni hai la “patente” di ricercatore, perché hai scritto una ricerca originale, su un argomento su cui devi ormai essere l’esperto riconosciuto e hai seguito e imparato le metodologie per farlo. Al dottorato si accede per concorso), per esempio chiedi quanti studiosi esterni, cioè non provenienti dalla stessa università, hanno vinto negli ultimi 10 anni un concorso di dottorato, e se per caso c’è qualche esterno, chiedi se a lui hanno dato la borsa di ricerca o no. Potresti chiedere un’altra cosa ai membri del dipartimento: negli ultimi 10 anni quanti ricercatori che hanno avuto il posto avevano come presidente della commissione giudicatrice il proprio tutor di dottorato? Quanti professori stranieri ci sono in facoltà, quanti dottorandi stranieri? Quanti dottorandi fanno gli esami al posto dei professori? Quanti fanno il ricevimento studenti? Come si è piazzato nelle classifiche del ministero il dipartimento? E il professore che fa la tua laudatio? Che percentuale di professori e ricercatori non ha consegnato il numero minimo di articoli richiesti dal ministero per valutare la loro ricerca?

Fabio, accetta la laurea perché è una bella cosa e e fa piacere a tutti noi, ma approfittane anche per capirne e per farne capire un po’ di più dei sacrifici che in molti fanno, senza fama ma con perizia, per far avanzare e diffondere la cultura in questo nostro amato paese, al quale tutti apparteniamo.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.