Provateci voi, a fare Chiara Ferragni

Non mi occupo di moda, quindi potrei passare oltre: ma ci faccio caso ogni volta, perché mi incuriosiscono i fenomeni come questo. Ogni volta che viene pubblicata una notizia che riguarda Chiara Ferragni, o il suo nome viene fuori nel corso di una conversazione, parte una simile litania di commenti: dai vari “chi se ne frega” (quelli a cui una cosa non interessa pensano che agli altri debba interessare che a loro non interessa, ci avete fatto caso? detto da uno che adora il calcio, in che modo Chiara Ferragni è meno rilevante di Juve-Crotone?) agli “ecco un’altra diventata ricca senza saper fare niente”, con le varianti del caso, fino a cose peggiori.

E vi ricordate di quella volta che un esercito di sapientoni le disse di tutto per quella foto con il libro al contrario, prima che venisse fuori che il libro non era al contrario, e ai sapientoni il commento sarcastico era scappato così tanto che non avevano nemmeno fatto una ricerca su Google? Ora, there will be haters, certo: internet è piena di molte cose, ci piace prendere innocuamente in giro la gente famosa e a certi altri – parecchi – piace anche passare il tempo a insultare questo e quello, che innocuo non è. Meglio se si parla di persone famose e di successo. Le donne in particolare, poi, devono sopportare scetticismi, molestie e angherie di gran lunga superiori a quelli degli uomini. Niente che non sappiamo. Però nei casi come quello di Ferragni questo accanimento raggiunge vette notevoli: e ora se ne riparla perché di nuovo una delle migliori università del pianeta ha pensato di invitare Chiara Ferragni a spiegare ai suoi studenti come si fa il suo mestiere. Cosa ne capiranno mai questi di Harvard.

Ora, per chi non ne avesse mai sentito parlare: Chiara Ferragni ha 29 anni ed è la più famosa fashion blogger del mondo. In soldoni ha un’azienda che si occupa di moda. Fino a dieci anni fa non la conosceva nessuno; quella che oggi è un’azienda, era banalmente un suo blog. Oggi il suo blog e la sua azienda fatturano milioni di dollari ogni anno, hanno decine di dipendenti e sono in utile. Gli argomenti più diffusi sui social network, anche volendo scremare gli insulti? “Ma in realtà fa tutto il suo ex fidanzato” (ti pareva che una donna potesse avere successo da sola), “Ma viene da una famiglia benestante” (cosa che è notoriamente garanzia di lavoro duro e successo planetario), “Non fa un vero lavoro” (dice uno stuolo di aspiranti copy che prenderà forse in vent’anni gli aerei che Ferragni prende in sei mesi), “Non ha fatto sacrifici” (ma che ne sapete?), “La moda è una cazzata” (una stupidaggine, con l’aggravante che la dice un italiano e non un paraguaiano).

E quindi mi è venuta in mente una cosa che mi aveva detto Roberto Saviano, la volta che avevo passato una giornata con lui a Monaco.

«In un paese come l’Italia niente sembra possibile. Si spera che tutti siano arrestati, che tutti cadano in scandali, dal flop dell’industriale al sindaco passando per l’attore, per potersi dire: non sono io incapace, è che chiunque ha un posto di valore è una schifezza, io non sono una schifezza quindi non lavorerò mai. Io sono nato in una terra dove agire, cercare di emergere, è visto con diffidenza. Dove fare è sospetto mentre non fare è sinonimo di onestà. La fama ti mette addosso un mirino. Perché tutti vogliono vedere cadere tutti. Per sentirsi migliori».

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Francesco Costa

Vicedirettore del Post, conduttore del podcast "Morning". Autore dal 2015 del progetto "Da Costa a Costa", una newsletter e un podcast sulla politica americana, ha pubblicato con Mondadori i libri "Questa è l’America" (2020), "Una storia americana" (2021) e "California" (2022).