La telefonata pubblicata da Fedez che mostra un tentativo di censura da parte della Rai

La telefonata pubblicata da Fedez che mostra un tentativo di censura da parte della Rai

Nella serata di sabato 1 maggio, il cantante Fedez ha pubblicato su Twitter una telefonata per mostrare le pressioni ricevute da parte di alcuni dirigenti della Rai, che lo avevano invitato a non fare polemiche politiche durante la sua esibizione sul palco del Concerto del Primo Maggio. Nelle ore prima del proprio intervento, Fedez aveva anticipato che avrebbe parlato del disegno di legge contro l’omotransfobia e la misoginia (noto come “ddl Zan”) e dei tentativi di ostruzionismo da parte della Lega per bloccarne il percorso in Parlamento.

La telefonata è stata pubblicata da Fedez dopo che la Rai aveva emesso un comunicato, sostenendo che non ci fossero state forme di censura né che fossero stati chiesti «preventivamente i testi degli artisti intervenuti al tradizionale concertone del Primo Maggio, per il semplice motivo che è falso, si tratta di una cosa che non è mai avvenuta».

Nella telefonata diffusa da Fedez, avvenuta qualche ora prima dell’esibizione, si sentono però alcune persone dell’organizzazione e la vicedirettrice di Rai3, Ilaria Capitani, che chiedono al cantante di avere dettagli sul suo intervento e di “adeguarsi a un sistema” che non prevede discorsi e polemiche di un certo tipo al Concerto. Nella mattina di domenica, la Rai ha poi spiegato che il video pubblicato da Fedez contiene alcuni tagli alla telefonata, ribadendo di non avere chiesto censure. Fedez ha risposto dicendo di essere disposto a mettere a disposizione dell’azienda la versione integrale della chiamata.

Fedez aveva poi spiegato di avere ricevuto la richiesta di anticipare i contenuti del suo discorso «perché venga sottoposto ad approvazione politica», e di avere dovuto insistere per ricevere un consenso da parte di Rai3: «Mi hanno chiesto di omettere dei partiti e dei nomi ed edulcorarne il contenuto. Ho dovuto lottare un pochino, ma alla fine mi hanno dato il permesso per esprimermi liberamente».

Nel suo intervento, Fedez ha letto le dichiarazioni di diversi esponenti della Lega degli ultimi anni contro gli omosessuali, come: «Se avessi un figlio gay lo brucerei nel forno»; «I gay? Che inizino a comportarsi come tutte le persone normali»; «I gay sono una sciagura per la riproduzione e la conservazione della specie». Fedez ha poi criticato il capo della Commissione giustizia in Senato, il leghista Andrea Ostellari, ritenuto il primo responsabile dei rallentamenti subiti dal ddl Zan in Parlamento, proprio sui temi dell’omofobia.

Il leader della Lega, Matteo Salvini, ha risposto alle accuse di Fedez con un post su Facebook sostenendo che: «Ognuno può amare chi vuole, come vuole, quanto vuole. E chi discrimina o aggredisce va punito, come previsto dalla legge. È già così, per fortuna.» In realtà il ddl Zan introduce specifiche indicazioni su alcuni tipi di reati, per ora non previste nel nostro ordinamento.

I primi due articoli del ddl Zan introducono l’orientamento, il genere sessuale e l’abilismo (che riguarda la discriminazione nei confronti delle persone con disabilità) negli articoli del codice penale, il 604 bis e ter, che puniscono la propaganda e l’istigazione a delinquere per motivi di discriminazione. Il terzo, il più importante, modifica il decreto legge 122 del 1993, la cosiddetta legge Mancino. All’articolo 1, la legge Mancino prevede il carcere per «chi, in qualsiasi modo, incita a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi razziali, etnici, nazionali o religiosi». Il disegno di legge Zan lo estende ai reati di violenza fondati sul sesso, sul genere, sull’orientamento sessuale, sull’identità di genere e sull’abilismo.

In Belgio hanno riciclato oltre 22mila armi fondendole per farne acciaio

In Belgio hanno riciclato oltre 22mila armi fondendole per farne acciaio

Questa settimana in Belgio sono state distrutte circa 22mila armi raccolte negli ultimi tempi dalla polizia: sono state fuse consentendo di ricavare circa 60 tonnellate di acciaio riciclato. Circa la metà delle armi erano state offerte da proprietari che le avevano ereditate e non volevano più tenersele in casa, hanno spiegato le autorità locali delle Fiandre Orientali. Le restanti erano invece armi appartenute alle forze dell’ordine e ormai inutilizzabili. Un’iniziativa simile era già stata assunta un paio di volte in passato, consentendo il riciclo di altro acciaio.

La nuova, commentata, pista ciclabile a Roma

La nuova, commentata, pista ciclabile a Roma

Tra mercoledì e giovedì sui social network sono circolate e sono state commentate diffusamente le foto dei lavori di rifacimento di una pista ciclabile a Roma, sulla banchina del Tevere, eseguiti in modo piuttosto grossolano. Nelle foto si vede una lunga colata di bitume, peraltro storta, in netto contrasto con il vecchio pavimento della banchina ai lati della colata. Dopo le prime segnalazioni il leader di Azione Carlo Calenda, attualmente candidato a sindaco di Roma, ne ha approfittato per pubblicare a sua volta le foto e criticare l’amministrazione della sindaca Virginia Raggi.

Il lungotevere in questione si trova in pieno centro, all’altezza di Castel Sant’Angelo. Qualcuno ha segnalato che in quel tratto i sanpietrini della banchina sono in effetti dissestati e pericolosi per chi va in bicicletta, e che quindi era necessario sistemarli.

Per la maggior parte, però, il tenore generale dei commenti è sarcastico e si concentra sul risultato estetico giudicato molto al di sotto degli standard di una capitale. Peraltro, l’amministrazione di Raggi sta impostando buona parte della sua campagna elettorale per la rielezione proprio sulla riqualificazione degli spazi urbani, postando spesso sui suoi canali ufficiali foto di lavori anche secondari o di routine come l’installazione di nuovi lampioni o lo sfalcio dell’erba nei parchi.

Dopo il post di Calenda, l’assessore alla Mobilità Pietro Calabrese ha risposto tramite un post su Facebook in cui accusa Calenda di essere entrato «nel club degli espertoni» e di non aver capito che quei lavori non sono terminati. Fonti del Dipartimento Infrastrutture e Manutenzione Urbana hanno confermato al Corriere della Sera che «si tratta di “lavori in corso” per la riqualificazione della ciclabile tra Ponte Risorgimento e Ponte Marconi», anche se nei pressi della ciclabile non si notano delimitazioni o segnalazioni di cantieri.

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