La musicologa francese Mylène Pardoen, ricercatrice del Centre national de la recherche scientifique (CNRS), il corrispettivo del CNR in Francia, sta lavorando da anni a un progetto di ricostruzione dei suoni della Parigi del Settecento. Il progetto si chiama Bretez, dal nome della più accurata mappa della città in quel periodo di cui disponiamo, la mappa Turgot-Bretez pubblicata nel 1739: Pardoen e i suoi collaboratori stanno pian piano realizzando una ricostruzione 3D di alcune strade di Parigi per come apparivano all’epoca, usando documenti storici di vario tipo per ricrearne i suoni. All’epoca le strade delle città erano molto rumorose perché erano strette, le case e le botteghe erano buie e quindi molte persone lavoravano sul ciglio della strada. «I suoni non erano più forti, ma erano più densi» ha spiegato Pardoen in un’intervista alla radio svizzera RTS. Tra i rumori che si sentono ci sono anche i versi di alcuni animali e il rumore delle ruote dei carri sulla pavimentazione stradale del tempo.
In Kirghizistan, l’11 dicembre si terrà un referendum su una riforma costituzionale che fra le altre cose espanderà i poteri del primo ministro. In molti temono che sia una misura studiata dal presidente Moldakun Abdyldayev per accentrare i poteri nel governo, molto legato alla sua figura. Nel frattempo però è sorto un altro problema: non si trova il testo originale della Costituzione. Il ministero della giustizia dice che ne ha solo una copia e che l’originale ce l’ha la presidenza della Repubblica, la quale dice che invece pensava che fosse nelle mani del ministero. A un certo punto l’ufficio della presidenza ha persino ipotizzato che il testo originale non sia mai esistito. Non dovrebbero esserci problemi legali, comunque: The Diplomat sostiene che fa fede il testo pubblicato online e sui giornali il giorno successivo all’approvazione della Costituzione, che risale al 2010.
Un uomo vota per la nuova Costituzione in Kirghizistan, 21 ottobre 2007 (VYACHESLAV OSELEDKO/AFP/Getty Images)
Tra gli sketch comici dell’ultima puntata del Saturday Night Live andata in onda lo scorso sabato, ce n’è uno in cui si immagina che dal gennaio 2017 – quando Donald Trump si insedierà alla Casa Bianca – i progressisti americani andranno a vivere in una città coperta da una grande cupola di vetro per isolarsi dal resto del paese e continuare la propria vita come se Trump non fosse mai stato eletto presidente. Lo sketch si intitola The Bubble (cioè “La Bolla”), è fatto con uno stile simile a quello della serie tv Black Mirror, anche se in chiave umoristica, ed è ispirato al romanzo di Stephen King The Dome, già ripreso anche da I Simpson. Il film. Lo sketch, che mostra tutti gli stereotipi sui progressisti bianchi americani che vivono in città come New York, finisce con il claim pubblicitario: «It’s Brooklyn. With a bubble on it!», cioè «È Brooklyn. Dentro la sua bolla!».