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  • Giovedì 22 ottobre 2020

Rudy Giuliani è finito in un guaio per “Borat”

Rudy Giuliani, ex sindaco di New York, avvocato e stretto consigliere del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, è finito in un guaio per via di Borat: Subsequent Moviefilm, il sequel del celebre film “finto-documentario” del comico Sacha Baron Cohen, che uscirà venerdì su Amazon Prime Video. In una scena del film, di cui sono state diffuse alcune immagini e una sommaria descrizione, si vede Giuliani sdraiato sul letto di una camera d’albergo con le mani nei pantaloni, alla presenza di un’attrice che gli era stata presentata come giornalista televisiva. A quel punto nella stanza entra Cohen, urlando che la ragazza ha 15 anni (e che quindi è «troppo vecchia» per Giuliani, un commento tipico del personaggio di Borat). La ragazza è in realtà interpretata da un’attrice 24enne, e secondo i resoconti giornalistici – il film deve ancora uscire – Giuliani non sapeva che la ragazza (nella finzione) ne avesse solo 15.

Chi ha visto il film descrive il contesto dell’incontro tra la finta giornalista e Giuliani come “consensuale”, e che l’invito ad appartarsi fosse stato dell’attrice, che gli ha dato molta corda. È quindi principalmente una questione di imbarazzo pubblico (non ci sono accuse più gravi), che potrebbe aumentare dopo l’uscita del film e la diffusione della scena completa. Giuliani ha detto che si stava semplicemente sistemando la camicia nei pantaloni dopo essersi tolto il microfono, e assicurando che durante l’incontro non era successo nient’altro. Peraltro Giuliani aveva già raccontato l’episodio in un’intervista in estate, spiegando che aveva subito avvertito la polizia e che aveva anche immaginato che l’uomo che aveva fatto irruzione potesse essere Cohen. «Ho pensato a tutte le persone che aveva fregato e mi sono sentito bene perché non mi aveva fregato».

La storia è arrivata peraltro pochi giorni dopo che Giuliani era stato al centro del discusso e controverso scoop su Hunter Biden, figlio del candidato Democratico alla presidenza. Il New York Post aveva pubblicato un lungo articolo che accusava il figlio di Biden, Hunter, di aver organizzato un incontro tra suo padre e il consigliere di una compagnia energetica ucraina, la Burisma. Giuliani era citato come uno degli intermediari attraverso i quali alcuni hard disk privati di Hunter Biden erano arrivati al New York Post. All’interno c’erano alcune foto personali e un po’ imbarazzanti di Hunter Biden, che sono state peraltro diffuse.