“Rogue One” sarà il primo film di Star Wars senza i titoli di testa che scorrono

"Rogue One" sarà il primo film di Star Wars senza i titoli di testa che scorrono

Rogue One: A Star Wars Story, il primo film spinoff della saga di Star Wars, uscirà nei cinema italiani il 15 dicembre. Negli ultimi giorni siamo entrati nel vivo della fase promozionale del film: ieri Kathleen Kennedy, il capo di Lucasfilm  – l’azienda di proprietà di Disney che detiene i diritti della saga – ha parlato con Variety di Rogue One spiegando che sarà un po’ diverso rispetto ai soliti Star Wars. Kennedy ha spiegato per esempio che Rogue One non sarà aperto dagli iconici titoli di testa che scorrono dallo spazio, ma che «probabilmente il film inizierà in maniera più tradizionale, mostrando solo il titolo». Sigh.

Il trailer di “Silence”, il nuovo film di Martin Scorsese

Il trailer di "Silence", il nuovo film di Martin Scorsese

Paramount Pictures ha pubblicato il primo trailer di Silence, il nuovo film di Martin Scorsese: è ambientato nel Diciassettesimo secolo e racconta la storia della persecuzione di due preti gesuiti portoghesi, andati in Giappone per cercare un altro prete. Nel cast ci sono Liam Neeson (il prete da cercare), Andrew Garfield e Adam Driver (cioè Kylo Ren nell’ultimo Star Wars). Il film è tratto da un libro scritto nel 1966 da Shusaku Endo ed erano anni che Scorsese aveva in mente di farci un film. La sceneggiatura è invece di Jay Coocks, che per Scorsese ha già scritto Gangs of New York e L’età dell’innocenza. Il film uscirà a gennaio e il trailer è come ormai ne fanno pochi: all’inizio fa capire le premesse della storia, poi fa vedere qualche rapida immagine di quando i due arrivano in Giappone, senza svelare troppo. Per esempio è una storia con violenze e torture, ma il trailer le fa intuire senza mostrarle troppo.

Reebok fa dei regali a chi non vuole più le New Balance

Reebok fa dei regali a chi non vuole più le New Balance

Dopo la vittoria di Donald Trump alle elezioni americane, sono state poche le multinazionali che si sono dette contente del risultato: Trump era e rimane uno dei personaggi più impopolari in tutti gli Stati Uniti. Una delle poche aziende a dirsi soddisfatta è stata New Balance, un’azienda americana di scarpe e abbigliamento sportivo: il giorno dopo le elezioni il suo vicepresidente Matt LeBretton ha spiegato che con l’elezione di Trump «ci sembra che le cose stiano andando nella giusta direzione» (probabilmente perché le fabbriche di New Balance si trovano solamente negli Stati Uniti, e non in giro per il mondo: e potrebbero godere delle politiche isolazioniste di Trump). A quel punto diversi utenti di Twitter hanno iniziato a fotografarsi mentre buttavano, distruggevano o incendiavano le proprie New Balance, pubblicandone le foto online. Poi è arrivata Reebok, un’altra famosa azienda di abbigliamento sportivo: qualche giorno dopo ha contattato gli utenti che avevano postato foto del genere offrendosi di “rimediare”. A molti è sembrato che offrisse le proprie scarpe in cambio di quelle bruciate/distrutte/gettate via.

Reebok poi ha smentito di aver avviato un programma di “scambio” – un paio di vecchie New Balance per delle nuove Reebok – ma ha ammesso che “sorprendiamo spesso i nostri follower con degli omaggi”.

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