L’Arabia Saudita ha vietato Pokémon Go perché è l’Arabia Saudita

L'Arabia Saudita ha vietato Pokémon Go perché è l'Arabia Saudita

I più importanti religiosi dell’Arabia Saudita hanno fatto tornare in vigore il divieto di giocare ai Pokémon, che era stato fatto per la prima volta nel 2001, quando anche fuori dal Giappone arrivarono i giochi per Game Boy sui Pokémon. Pokémon Go – il gioco per smartphone che sfrutta la realtà virtuale e permette di catturare Pokémon nel mondo reale – non è ufficialmente disponibile in Arabia Saudita, ma molti utenti l’hanno scaricato comunque (come si faceva anche in Italia prima che il gioco arrivasse, il 15 luglio). Il Comitato Permanente delle Ricerche Scientifiche e dell’Iftâ – un’organizzazione che prende decisioni di giurisprudenza in base alla religione islamica – ha ripubblicato sul suo sito internet una fatwa, cioè la sentenza emessa da un’autorità religiosa, in cui dice che Pokémon Go porta al gioco d’azzardo e che i concetti alla base del gioco sembrano rifarsi alle teorie di Charles Darwin sull’evoluzione della specie (teorie che l’Arabia Saudita rifiuta). Nella fatwa è anche scritto che molti personaggio rappresentano o contengono simboli di devianze religiose o legati al sionismo internazionale. Il gioco è considerato illegale anche perché contiene riferimenti a forme di politeismo.

Il primo giorno al lavoro di Boris Johnson

Il primo giorno al lavoro di Boris Johnson

Boris Johnson è da qualche giorno il nuovo ministro degli Esteri del Regno Unito, nominato dalla nuova primo ministro Theresa May, e il 19 luglio ha incontrato a Londra John Kerry, che è il segretario di Stato degli Stati Uniti. Bad Klapper, giornalista statunitense che lavora per Associated Press, ha fatto a Johnson una lunga e dettagliata domanda, ricordandogli cosa ha detto in passato di Barack Obama e Hillary Clinton.

Lei ha accusato l’attuale presidente degli Stati Uniti Barack Obama di nutrire una keniana “ancestrale antipatia per l’Impero Britannico”, aggiungendo, credo falsamente, che non voleva mettere un busto di Churchill alla Casa Bianca. Lei ha descritto Hillary Clinton, possibile nuovo presidente degli Stati Uniti, come qualcuno con ” i capelli tinti di biondo, le labbra imbronciate, e uno sguardo depresso e di ghiaccio, come quello della sadica infermiera di un ospedale mentale”. L’ha anche paragonata a Lady Macbeth. Pensa di ritrattare queste frasi? O vuole prenderle e portarle con lei nel suo nuovo lavoro, come una specie di indicatore del tipo di diplomazia che intende mettere in atto?

Johnson ha risposto dicendo che ormai c’è un ricco elenco di cose che ha detto in passato, e che molte sono state prese e ri-citate fuori contesto e che comunque gli ci vorrebbe troppo tempo per fare un tour mondiale in cui scusarsi con tutti gli interessati.

Quella volta che George R.R. Martin scrisse a Stan Lee per dirgli che aveva sbagliato

Quella volta che George R.R. Martin scrisse a Stan Lee per dirgli che aveva sbagliato

Chi segue Game of Thrones sa che George R.R. Martin – il creatore dei libri da cui è tratta la serie tv – non è uno scrittore particolarmente veloce. Come forse ormai avrà sentito dire anche chi non segue la serie, nel tempo che Martin ci sta mettendo a scrivere il sesto libro della saga la tv ha fatto in tempo a pensare, girare e trasmettere sei stagioni della serie tv. Uno dei motivi per cui Martin ci mette tanto è che è un tipo particolarmente attento ai dettagli: una delle prove arriva dalla foto di una lettera che Martin mandò negli anni Sessanta a una rivista di fumetti. Nella lettera – pubblicata qualche giorno fa su Imgur – Martin fece notare a Stan Lee e Jack Kirby – i famosi autori di molti fumetti Marvel – che c’era un errore di continuità in una delle loro storie sui Fantastici Quattro: «Mi spiace informarvi che ho trovato un errore in un’opera che altrimenti sarebbe stata perfetta, un errore che vi è purtroppo capitato di fare piuttosto spesso».

Nella lettera Martin spiegò che l’ultima volta che si era visto il personaggio del Fantasma Rosso era sulla Luna, minacciato da delle scimmie super-potenti e da una specie di razzo paralizzante; poi, nel fumetto successivo, il Fantasma Rosso stava bene, e non veniva detto nulla su cosa gli era successo. Martin proseguì dicendo a Lee e Kirby (citando i necessari esempi): «Non è la prima volta che riportate in scena un cattivo senza spiegare com’è possibile che sia lì». La lettera fu pubblicata nel 1964 e quando Martin la scrisse aveva 16 anni. Lee e Kirby risposero, dicendo che non si erano accorti dell’errore e che promettevano un premio al lettore che avrebbe trovato la miglior storia possibile per rendere plausibile il ritorno di Fantasma Rosso.

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