Per la Svezia il meme del “fidanzato distratto” è sessista e non dovrebbe essere utilizzato nelle pubblicità

Per la Svezia il meme del “fidanzato distratto” è sessista e non dovrebbe essere utilizzato nelle pubblicità

Il Reklamombudsmannen, l’ufficio di garanzia che in Svezia si occupa di pubblicità, ha stabilito che il meme del “fidanzato distratto”, ancora molto popolare su Internet, è sessista e discriminatorio. Il meme consiste in una scena molto semplice: un ragazzo cammina tenendo per mano quella che immaginiamo sia la sua fidanzata e si gira a guardare un’altra ragazza, facendo un’espressione di apprezzamento per quest’ultima e suscitando il disgusto della presunta fidanzata. La foto fa parte di una serie di immagini di stock disponibili sul sito Shutterstock ed è stata utilizzata per commentare o pubblicizzare qualsiasi cosa.

Lo scorso aprile in Svezia, ad esempio, è stato utilizzato su Facebook da una azienda che si chiama Bahnof per una campagna di ricerca personale: il ragazzo era indicato come “tu”, la presunta fidanzata rappresentava “il tuo attuale datore di lavoro” e l’altra rappresentava “Bahnof”.

Il Reklamombudsmannen – attraverso il quale l’industria pubblicitaria svedese si autoregola e che in questo caso è intervenuto per le molte proteste che la pubblicità con il meme ha ricevuto – ha detto che l’immagine è discriminatoria perché oggettiva le donne e le presenta come intercambiabili tra loro: le due ragazze sono poi viste come dei luoghi di lavoro mentre il ragazzo come un individuo. Il meme replica infine ruoli di genere stereotipati e degradanti sia per gli uomini che per le donne. Il Reklamombudsmannen può comunque solo fornire delle indicazioni e non può emettere sanzioni per le aziende che violano le linee guida.

Questo puntino minuscolo è Opportunity su Marte, dopo la tempesta

Questo puntino minuscolo è Opportunity su Marte, dopo la tempesta

Il robot automatico (rover) Opportunity della NASA non ha ancora inviato notizie da Marte, dove è finito in mezzo a una gigantesca tempesta di sabbia e polvere, che per mesi ha impedito al rover di ricaricare le batterie tramite i suoi pannelli solari. In compenso, la sonda Mars Reconnaissance Orbiter (MRO) in orbita intorno a Marte ha scattato una fotografia dall’alto a Opportunity. Nell’immagine, che vedete qui sotto, il rover appare come un minuscolo puntino su uno dei versanti della Valle della Perseveranza, che Opportunity stava percorrendo prima dell’arrivo della tempesta.

(NASA/JPL-Caltech/Univ. of Arizona)

MRO si trovava a una quota di 267 chilometri quando ha scattato l’immagine, ogni lato del quadrato bianco che evidenza la posizione di Opportunity equivale a 47 metri.

Sono ormai passati 108 giorni terrestri dalle ultime comunicazioni inviate da Opportunity e, nonostante gli sforzi dei tecnici della NASA, non è chiaro se sarà possibile riavviare il rover. La tempesta è quasi terminata e la visibilità su Marte è migliorata, cosa che permette ai raggi solari di raggiungere il suolo e teoricamente i pannelli solari di Opportunity, che però potrebbero essere stati ricoperti dalla polvere. Dall’11 settembre gli ingegneri del Jet Propulsion Laboratory (JPL, la divisione della NASA che si occupa di sonde e robot) hanno intensificato i tentativi di comunicazione, inviando con maggiore frequenza comandi verso Marte per provare a riavviarlo.

Copie di Curiosity e Opportunity in fase di test sulla Terra (NASA.gov)

Quella di Opportunity è una delle missioni marziane di maggior successo per la NASA. A 15 anni dal lancio e a oltre 14 dal suo arrivo su Marte, il rover ha dimostrato di poter resistere alle gelide temperature degli inverni marziani e a diverse tempeste, ha proseguito la sua missione senza sosta percorrendo oltre 45 chilometri e raccogliendo informazioni e dati preziosi per approfondire le nostre conoscenze del pianeta.

Finalmente un cubo di Rubik che si risolve da solo

Finalmente un cubo di Rubik che si risolve da solo

A chi possiede un cubo di Rubik non risolto su una mensola di casa dal 1987, il canale YouTube Human Controller ha da poco offerto qualche speranza. Inserendo piccoli motori guidati da un algoritmo all’interno del rompicapo, uno sviluppatore giapponese ha realizzato un cubo di Rubik che si risolve da solo. Il sistema registra i movimenti che vengono compiuti per mischiare i colori sulle sei facce del cubo, poi a ritroso ricostruisce la giusta combinazione scomponendo e muovendo le facce del cubo con i suoi motori. Problema risolto.

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