Quest’orso è indeciso se uscire o no dal letargo

Quest'orso è indeciso se uscire o no dal letargo

Il Glacier National Park, un grande parco nazionale del Montana, ha pubblicato su Instagram dei video di un orso bruno che in questi giorni sembra indeciso se uscire dal letargo oppure no. L’orso, che i guardiaparco credono sia un maschio e hanno chiamato Bruce, è appollaiato in un buco in cima a un albero, dove ha trascorso l’inverno in letargo. Ora si è svegliato, ma non è ancora sceso e continua a dormire molto e ad affacciarsi sporadicamente, leccando la neve per dissetarsi o socializzando con qualche uccello. I video sono stati ripresi con una webcam allestita appositamente.

Blink. Blink. Do you ever struggle just to keep your eyes open? ?? This Black Bear (Ursus americanus) knows how you feel! You might hit the snooze button for ten minutes but bears can take several weeks to fully emerge from hibernation! When temperatures warm up and food starts to become available, bears start to emerge from their dens. Male bears generally emerge first, usually from early to mid-March, followed by solitary females and females with yearlings or two-years olds in late March through mid-April. The last to emerge are females with newborn cubs, from mid April through early May. Males, subadults, solitary females, and females with yearlings or two-year-olds usually leave the vicinity of their den within a week of emergence while females with newborn cubs can remain in the general vicinity of the den for several more weeks. This bear has been sluggishly poking its head out since March 23rd. You can watch it emerge from hibernation LIVE on our new temporary webcam. (Link in Profile) Video description: A black bear rests in the hole of a tree.

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Il parco ha spiegato che l’orso è mezzo sveglio dal 23 marzo. Questo è il periodo in cui gli orsi si svegliano e si allontanano dalle loro tane: nella prima metà di marzo lo fanno solitamente i maschi adulti, seguiti dalle femmine, dalle femmine con cuccioli di un paio d’anni e dalle femmine con cuccioli neonati, entro l’inizio di maggio.

Il parco ha anche allestito una diretta della webcam, dalla quale si può osservare l’orso quando laggiù c’è luce.

If you were a bear, where would you hibernate for the winter? . . This black bear (Ursus americanus) appears to have chosen this large cottonwood (Populus trichocarpa) as its home for the winter. Bears spend the winter months in dens as a result of a lack of available food in the winter. They make their dens in hollow trees or logs, under a tree, in rock crevices, or dug into the ground. Bears may spend up to six months in hibernation, during which they do not eat, drink, or expel waste. . . To see the bear’s den for yourself check out our new webcam from the link in our profile. . . This bear was first sighted on March 23rd and we’ll keep the camera up until the bear moves on for the summer. Video description: A black bear watches a bird from a hole in a tree.

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Could there be cubs in the bear den? Probably not, but maybe! ? It’s hard to tell the bear’s sex from our distant view and there have been no signs yet that cubs are in the den with the adult. . . Cubs weighing less than half a pound are born in the middle of the winter denning period, usually between mid-January and early February. A mother bear will typically give birth to one to three cubs and at a time. . . By the time a mother bear and her cubs are ready to emerge into spring, the cubs typically weigh around five pounds.Young bears grow very quickly and can weigh around 80 pounds by their first birthdays. . . This black bear (Ursus americanus) was first sighted on March 23rd and we’ll keep this temporary camera up (link in profile) until the bear moves on for the summer. . Video description: A black bear rests, looks around, and yawns from a hole in a tree while the camera zooms in.

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Nella famiglia reale spagnola non tira un’aria bellissima

Nella famiglia reale spagnola non tira un'aria bellissima

Da qualche giorno in Spagna si discute su un pettegolezzo che riguarda la famiglia reale. È iniziato tutto con un video diffuso martedì scorso e girato la domenica di Pasqua alla cattedrale di Mallorca. Il video mostra una scena di tensione tra la regina Sofia, moglie del re Juan Carlos I (che abdicò nel 2014 a favore del figlio), e la regina Letizia, moglie dell’attuale re, Felipe VI. Sembra che le due non vadano molto d’accordo. Nel video si vede Sofia che cerca di fare una foto con le due nipoti, le principesse Leonor e Sofia; Letizia però si mette davanti, impedendo la foto. Allo stesso tempo si vede la principessa Leonor che prova a spingere via il braccio della nonna, per due volte. L’intervento da mediatore di Felipe VI, che si vede intervenire alla sinistra delle due regine, non sembra risolvere la situazione.

La scena è stata definita “tesa” e “imbarazzante” dalla stampa spagnola. Non si sa cosa si siano dette le due regine, né il motivo della tensione. El País ha ricordato di recente come la regina Sofia aiutò Letizia – ex giornalista televisiva – a entrare nella famiglia reale; sembra però che i rapporti tra le due siano peggiorati dopo la nascita delle figlie di Letizia.

Una storia troppo assurda per essere falsa: comincia con una valigia piena di fette di salame

Una storia troppo assurda per essere falsa: comincia con una valigia piena di fette di salame

Questa è probabilmente la storia più bella che leggerete oggi (e non solo): l’ha raccontata Nick Burchill, un canadese che 17 anni fa arrivò in albergo con una valigia piena di fette di salame e imparò alcune cose sui gabbiani.

Gentile Empress Hotel,
questa potrebbe sembrarvi una richiesta insolita, ma vi scrivo oggi alla ricerca di una “grazia”.
17 anni fa una serie di sfortunati eventi fece sì che io venissi bandito dal vostro albergo. Desidero spiegarvi come andarono le cose…

Nel 2001 avevo da poco iniziato un nuovo lavoro ed ero anche nella Riserva della Marina canadese. La mia nuova azienda aveva organizzato un incontro per i suoi clienti all’Empress ed era il mio primo evento di lavoro.

Avevo avvisato i miei compagni della Marina, dicendogli che stavo arrivando a Ovest e mi avevano chiesto di portargli i “Brother’s Pepperoni” di Halifax. È una specie di salame a fette del luogo. Siccome parlavamo della Marina, ne portai con me a sufficienza per un bastimento. Nella fretta, avevo riempito completamente una valigia di fette di salame per i miei amici. In parte erano avvolte nella plastica, altre nella carta. Avevo preso tutto ciò che i Brothers erano stati in grado di vendermi.

Quella valigia fu persa temporaneamente dalla compagnia aerea. Riapparve il giorno dopo. Sapevo che le fette di salame non erano andate a male. Erano rimaste a temperatura ambiente per un breve periodo di tempo. Sarebbe comunque passato un po’ prima che le potessi servire ai miei amici. Per stare tranquillo, pensai che fosse meglio tenerle al fresco.

La mia stanza di albergo era carina, grande, sul lato d’ingresso e al quarto piano. Era ben sistemata, ma non aveva un frigobar. Era aprile, l’aria era fresca. Il modo più semplice per tenere tutto quel cibo al fresco sarebbe stato quello di lasciarlo vicino a una finestra aperta. Alzai una delle ante e lasciai i pacchetti sparsi sul davanzale e su un tavolino. Poi uscii per una passeggiata… che durò tra le 4 e le 5 ore.

Quando decisi di avere camminato a sufficienza, me ne tornai in albergo. Ricordo il corridoio e il momento in cui aprii la porta della mia stanza, trovandoci dentro un intero stormo di gabbiani. Non ebbi tempo per contarli tutti, ma dovevano essere almeno 40 ed erano lì, nella mia stanza, a pasteggiare con le fette di salame da un bel pezzo.

Nel caso in cui ve lo stiate chiedendo, i salumi speziati di Brother’s Pepperoni fanno cose molto brutte al sistema digerente dei gabbiani. Come immaginabile, la stanza era tappezzata di cacca di gabbiano. In quell’occasione scoprii anche che i gabbiani sbavano. Specialmente quando mangiano fette di salame piccante.

Avrete ormai in mente la scena. Ora ricordatevi che ero appena entrato nella stanza, spaventando tutti quegli uccelli. Iniziarono a volare intorno e a sbattere contro qualsiasi cosa, mentre cercavano disperatamente di lasciare la stanza attraverso la piccola apertura da cui erano entrati.

Altri gabbiani meno svegli stavano cercando di uscire dalla finestra CHIUSA. Il risultato fu un tornado di escrementi di gabbiano, piume, pezzi di salumi e uccelli piuttosto grossi che giravano dentro la stanza. Le lampade erano cadute a terra. Le tende erano state strappate. Il vassoietto col caffè era diventato rivoltante.

Mi feci strada tra i gabbiani e aprii il resto della finestra. Buona parte degli uccelli uscì immediatamente. Uno cercò di rientrare per prendersi un altro pezzo di salame e, nel mio stato confusionale, presi una delle mie scarpe e gliela tirai contro. Sia la scarpa sia il gabbiano finirono fuori dalla finestra.

A questo punto era rimasto un solo gabbiano nella camera, ma era grosso e non se ne voleva andare. Mentre lo rincorrevo, questo girava per la stanza con un grande pezzo di salame nel becco.

In un momento di lucidità, presi un asciugamani e glielo lanciai addosso. Lo fece impazzire, quindi decisi di avvolgergli il telo intorno e di lanciarlo così dalla finestra. Mi ero scordato che i gabbiani non possono volare se sono avvolti in un pezzo di stoffa.

Avvenne tutto molto velocemente e nel bel mezzo del pomeriggio, in un hotel rinomato per il suo tè delle cinque. Immagino che è lì che fosse diretto quel grosso gruppo di turisti colpito prima dalla mia scarpa e poi da un gabbiano (che non si fece nulla, comunque).

Ma torniamo al mio piccolo problema di faccende domestiche. La stanza era messa MALE. C’erano molti danni.

Ero stato da poco assunto e stavo cercando di fare buona impressione a un evento così importante. Pensai di far finta di nulla e di occuparmi del problema più tardi. Solo in quel momento mi resi conto che avevo poco tempo per prepararmi prima di una cena importante e che avevo addosso una sola scarpa.

Passai da una porta secondaria e scesi per recuperare sia la scarpa sia l’asciugamani, che erano finiti in un’aiuola vicina al marciapiede. La scarpa era un disastro. La riportai nella stanza, dove avevo chiuso la finestra e l’aria era diventata irrespirabile tra l’odore delle fette di salame digerite e il resto.

Entrai in bagno e sciacquai il fango dalla scarpa. La pulii decentemente, ma ora avevo una scarpa bagnata e scura e una asciutta e più chiara. A ripensarci ora, avrei dovuto bagnare anche l’altra scarpa. Invece, decisi di asciugare quella bagnata con un piccolo asciugacapelli. Stava facendo il suo lavoro, quando si mise a squillare il telefono.

Uscii dal bagno per rispondere e di colpo andò via la luce. Saltò fuori che l’asciugacapelli ancora acceso si era messo a vibrare ed era infine caduto nel lavandino pieno d’acqua. Non so bene quanta parte dell’albergo rimase senza corrente elettrica, ma a quel punto decisi che fosse arrivato il momento di chiedere aiuto.

Chiamai la reception e chiesi se qualcuno potesse salire e aiutarmi a sistemare quel disastro. Ricordo ancora la faccia che fece l’addetta quando aprì la porta. Non avevo assolutamente idea di cosa dirle, quindi le dissi soltanto: “Mi scusi” e me ne andai alla cena. Quando tornai, le mie cose erano state spostate in una stanza molto più piccola.

Pensai che fosse finita lì, invece in seguito mi dissero che la mia azienda aveva ricevuto una lettera che mi metteva al bando dall’Empress. Una messa al bando che ho rispettato per quasi 18 anni.

Da allora sono cresciuto e ammetto le mie responsabilità per l’accaduto. Vengo ora col cappello in mano per scusarmi per i danni che causai indirettamente e per chiedervi di rivedere la vostra messa al bando. Spero che possiate graziarmi, o per lo meno valutare i miei quasi 18 anni di lontananza dall’Empress come una pena sufficiente e ormai scontata.

Grazie molte per la vostra attenzione,

Nick Burchill

In seguito alla lettera, Burchill è stato “graziato” dall’Hotel Empress e la sua storia è stata ripresa molto in Canada e sui siti di notizie di mezzo mondo. Burchill è convinto che parte della grazia sia stata concessa grazie al suo dono per l’albergo: alcune confezioni di “Brother’s Pepperoni”.

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