Non credete a tutto quello che leggete nei libri

Su Twitter sta girando la registrazione di un’intervista alla scrittrice e giornalista statunitense Naomi Wolf su BBC Radio 3, durante cui Wolf ha dovuto ammettere di aver commesso alcuni gravi errori di ricerca scrivendo il suo ultimo libro. Wolf, diventata famosa nei primi anni Novanta con libri femministi, stava presentando Outrage, un libro dedicato alla storia della criminalizzazione dell’omosessualità. Una delle cose sostenute da Wolf nel libro è che intorno alla metà del diciannovesimo secolo – durante l’epoca Vittoriana – nel Regno Unito ci fu un aumento di condanne per omosessualità con diversi casi di pena di morte.

L’intervistatore, Matthew Sweet, a un certo punto dell’intervista spiega però a Wolf di aver controllato alcune di queste presunte condanne a morte e di aver scoperto che non erano mai avvenute. Wolf, spiega Sweet durante l’intervista, aveva interpretato male l’espressione giuridica “Death recorded” che significa letteralmente “morte registrata” ma che in quel periodo stava a indicare che la pena di morte era stata decisa – perché così prevedeva la legge – ma che non era stata eseguita.

Wolf reagisce alla notizia con sorpresa, mostrandosi però interessata a capire meglio la questione. Poi, promette di volersi occupare dell’errore e di volerlo correggere.