Elon Musk dice che forse viviamo dentro un videogioco

Il 2 giugno Elon Musk, estroso e brillante imprenditore sudafricano famoso tra le altre cose per Tesla e SpaceX, ha parlato a una conferenza annuale organizzata dal sito di tecnologia Re/code. Musk – che è considerato da molti la persona esistente più simile a Tony Stark (cioè Iron Man) – ha detto che è possibile, e forse pure probabile, che tutti noi siamo delle entità generate a computer e che il mondo sia un avanzatissimo videogioco. È una teoria che esiste da anni ed è discussa seriamente dai filosofi: Musk ne ha parlato così, rispondendo a una domanda in cui gli si chiedeva cosa ne pensasse.

L’argomentazione più forte a favore dell’ipotesi secondo la quale noi tutti viviamo in una simulazione è questa: quarant’anni fa c’era Pong, uno dei primi videogiochi della storia: due rettangoli e un puntino. I videogiochi erano fatti in quel modo. Ora, quarant’anni dopo, abbiamo simulazioni fotorealistiche in tre dimensioni, con milioni di persone che giocano nello stesso momento, e la cosa migliora di anno in anno. Presto avremo anche la realtà aumentata e la realtà virtuale.

Se immaginiamo che questo miglioramento continui, arriveremo a un momento in cui sarà impossibile distinguere un videogioco dalla realtà. Anche se la velocità dei miglioramenti dovesse rallentare e diventare mille volte più lenta di quanto è ora. Ora immaginiamo invece di essere 10mila anni nel futuro, che sulla scala evolutiva è pochissimo.

Partendo dall’assunto che stiamo andando verso un punto in cui i videogiochi saranno indistinguibili dalla realtà, e che quei giochi potranno essere giocati su ogni tipo di supporto o computer e che ci saranno miliardi di computer e supporti di quel tipo, ne consegue che la possibilità che noi viviamo nella realtà è una su tanti miliardi.

Dovremmo sperare che sia davvero una simulazione, perché se la civiltà dovesse smettere di progredire, vorrebbe dire che qualche calamità l’avrà distrutta. Quindi, forse, dovremmo sperare che questa sia una simulazione, perché altrimenti vorrebbe dire che o abbiamo creato simulazioni che sono indistinguibili dalla realtà o che la civiltà ha smesso di esistere. È improbabile che si stia andando verso una fase di stasi nel progresso tecnologico di tanti milioni di anni.