Winning Eleven è uno dei nomi con cui era nota nei suoi primi anni la serie di videogiochi di calcio prodotto dalla società giapponese Konami. Il primo Winning Eleven uscì nel 1995 e fu l’antenato di PES, il videogioco rivale di FIFA. Alcune copie di quel videogioco (in giapponese) arrivarono anche in Italia e circolarono moltissimo, copia dopo copia. Negli ultimi giorni sta circolando molto online un video che uscì nel 2015, per celebrare i vent’anni dall’uscita del primo Winning Eleven. Nel video si vedono dei ragazzi giapponesi esaltarsi – come chiunque quando gioca ai videogiochi di calcio – per le giocate e i calciatori (tra i quali c’è Roberto Baggio, o come diavolo lo chiamavano in Winning Eleven).
Il caso Spotlight, il film che ha vinto l’Oscar come miglior film, parla di un’inchiesta giornalistica relativa a un vero caso di pedofilia che riguarda alcuni preti dell’arcidiocesi cattolica di Boston. Il film racconta eventi reali e c’è una scena in cui Jack Dunn – una persona vera, interpretata nel film dall’attore Gary Galone – difende dai casi di pedofilia la Boston College High School, per cui lavora. Il vero Dunn però non ha mai detto quelle parole e ha spiegato di aver sofferto molto per quelle insinuazioni. Open Road, la società che ha distribuito Il caso Spotlight negli Stati Uniti, ha ammesso il 15 marzo che Dunn non ha mai detto quelle parole (definendole “romanzate”) e che anzi si è impegnato per difendere le vittime di quei casi di pedofilia.
Producers of 'Spotlight' said scene with Jack Dunn was fiction https://t.co/gG7ljww6hn pic.twitter.com/8iUwoCQMlm
— WCVB-TV Boston (@WCVB) March 16, 2016
I nuovi ristoranti e negozi di alimentari nel centro di Firenze dovranno vendere prodotti locali per il 70%

La giunta comunale di centrosinistra che amministra Firenze ha deciso che i nuovi ristoranti o negozi di alimentari che vogliono aprire nel centro storico della città dovranno vendere prodotti che almeno per il 70 per cento siano “a filiera corta” o “della tradizione toscana”. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera, l’ordinanza descrive il concetto di “filiera corta” come:
«il percorso economico di un prodotto dallo stadio iniziale della produzione a quello finale dell’utilizzazione», con al massimo due intermediari commerciali tra il produttore e il consumatore e con la produzione realizzata in Toscana.
I ristoranti o gli alimentari che non vogliono rispettare questi criteri – quelli etnici, ad esempio – dovranno chiedere una deroga speciale, che il comune rilascerà dopo aver valutato alcuni aspetti: tra questi c’è la qualità delle materie prime, l’originalità del locale, l’arredamento degli interni e degli esterni, e quanto si inserisce nel contesto del centro storico di Firenze.