Elon Musk ha spiegato perché il finestrino del Cybertruck si è rotto

Elon Musk ha spiegato perché il finestrino del Cybertruck si è rotto

L’imprenditore e inventore statunitense Elon Musk ha spiegato su Twitter perché il finestrino del Cybertruck, il pick up elettrico appena presentato dalla sua casa automobilistica Tesla, si è rotto durante la presentazione di giovedì scorso. Sul palco dove si stava tenendo l’evento, il designer Franz von Holzhausen aveva tirato una palla di acciaio contro i finestrini del Cybertruck con l’intento di mostrare la loro resistenza. I finestrini si erano però rotti, causando un notevole imbarazzo per Musk, che aveva finito la presentazione davanti a un’auto coi finestrini spaccati.

Su Twitter, Musk ha spiegato che i finestrini erano davvero a prova di palla d’acciaio, ma visto che prima – sempre per la dimostrazione – aveva fatto colpire le portiere con un grosso martello, ne aveva danneggiato la struttura. «È per questo che la palla non ha rimbalzato. Avrei dovuto colpire prima i finestrini con le palle d’acciaio, *poi* le portiere con il martello. Prossima volta».

Dietro le quinte, infatti, la palla non aveva rotto i finestrini.

Tra le altre cose, Musk ha anche spiegato perché il Cybertruck è così squadrato: perché l’acciaio di cui è fatta la carrozzeria non può essere piegato diversamente, perché rompe le presse.

Trump ha premiato il cane ferito nell’operazione contro Baghdadi

Trump ha premiato il cane ferito nell’operazione contro Baghdadi

Il presidente degli Stati Uniti Donald Trump ha presentato alla stampa uno dei cani dell’esercito statunitense che a fine ottobre avevano partecipato all’operazione in Siria per catturare il capo dell’ISIS, Abu Bakr al Baghdadi. L’esistenza dei cani era stata rivelata dallo stesso Trump, durante una conferenza stampa molto discussa e commentata. Trump si era riferito a un cane particolare, che era stato ferito nell’operazione e che avrebbe aiutato i militari americani a individuare Baghdadi in uno dei tunnel sotterranei che il capo dell’ISIS aveva preso per cercare di fuggire. Baghdadi poi si era ucciso facendosi esplodere.

Due ore prima che Trump diffondesse su Twitter la foto del cane (che è una femmina di pastore belga malinois e si chiama Conan), il generale Mark Milley, capo del Joint Chiefs of Staff, organo che riunisce i capi di stato maggiore di tutti i rami delle forze armate statunitensi, aveva detto che non sarebbero state diffuse immagini e altri dettagli sui cani coinvolti, per ragioni di sicurezza.

Oggi Trump ha presentato il cane durante una conferenza stampa dicendo che è «eccezionale», «molto molto speciale» e «un grande combattente». Lo ha premiato, e ha detto ai giornalisti che era addestrato ad attaccare le persone che aprono la bocca (Trump ha spesso attaccato i giornalisti). Se Conan tornerà in servizio attivo, l’esercito potrebbe dovergli scegliere un nuovo nome.

Stavolta a Taffo la solita pubblicità estemporanea online non è venuta benissimo

Stavolta a Taffo la solita pubblicità estemporanea online non è venuta benissimo

In occasione della Giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne, l’agenzia di onoranze funebri Taffo – nota per essere sempre alla ricerca di battute o hashtag per farsi promozione usando la stretta attualità – ha pubblicato un’immagine molto discussa e criticata.

L’interpretazione prevalente dell’immagine, presentata senza ulteriori spiegazioni, è che per le donne che subiscono violenza ci siano due esiti possibili: la morte o la denuncia. L’eccessiva semplificazione nel voler cavalcare un hashtag su un tema di questo tipo è stata criticata da diversi utenti, per diversi motivi: c’è chi ha fatto notare che sia sbagliato dare per scontato che tutte le donne subiscano violenza, così come che purtroppo ci sono anche molti casi di donne uccise anche dopo aver denunciato chi era stato violento nei loro confronti; altri hanno criticato il modo in cui la pubblicità sembra suggerire che le donne che non denunciano in qualche modo se la sono cercata. Più in generale, ci sono state diverse critiche sul voler semplificare troppo, e per scopi non particolarmente nobili, un tema alquanto delicato.

Taffo ha risposto non scusandosi ma spiegando che la pubblicità è un’iperbole, tirando in mezzo «le istituzioni [che] non aiutano» e il fatto che manchi «la certezza della pena», e aggiungendo che «è lapalissiano che la colpa è di uomini violenti e infami» e che quindi «non serve scriverlo».

A una utente che su Facebook criticava diversi aspetti del messaggio iniziale (scrivendo tra le altre cose: «Io chiederei scusa e toglierei sto post. PUNTO»), Taffo ha risposto così:

solo te pensi che il problema sia nelle vittime, te lo garantiscono i 12 mila like al post. Andate a criticare chi di dovere, scendete in piazza quando serve. Le leggi non le facciamo noi, quello che possiamo fare noi è informare tutte le donne che esiste un numero, che FORSE può salvarle la vita. PUNTO lo diciamo noi, non te.

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