Noel Gallagher ha trovato una canzone inedita degli Oasis ascoltando alcuni CD che aveva in casa

Noel Gallagher ha trovato una canzone inedita degli Oasis ascoltando alcuni CD che aveva in casa

Noel Gallagher, ex chitarrista della storica band inglese degli Oasis, ha pubblicato una canzone inedita del gruppo che risale a molti anni fa – non è chiaro quanti – ma che non era mai uscita su nessun disco o raccolta. Secondo Gallagher, l’unica versione in circolazione della canzone, che si chiama “Don’t Stop”, era stata registrata durante il sound check di un concerto a Hong Kong di 15 anni fa. Gallagher ha trovato la canzone ascoltando le «centinaia» di CD senza titolo e data che aveva accumulato in casa, e che ha avuto tempo di passare in rassegna in questi giorni di isolamento per via del coronavirus.

View this post on Instagram

Hey there dudes and dollies. Like the rest of the world I’ve had infinite time to kill lately so I thought I’d FINALLY look and find out what was actually on the HUNDREDS of faceless unmarked cd’s I’ve got lying around in boxes at home. As fate would have it I have stumbled across an old demo which I thought had been lost forever. As far as I’m aware there is only one version of this tune “out there” from an Oasis soundcheck in Hong Kong about 15 years ago? I’m not sure whether the soundcheck version pre dates the demo as there’s no date on the CD. I know some of you love this tune so we thought we’d put it “out there” for you to enjoy/argue over. It’ll be up on the Internet from midnight. The song is called: 'Don’t Stop…' Hope everyone is staying safe and trying to ride out the lockdown with the minimum of fuss. You’re welcome by the way. ✌????(NG)

A post shared by Oasis (@oasis) on

Prima o poi doveva succedere: un giornalista in diretta in mutande

Prima o poi doveva succedere: un giornalista in diretta in mutande

Will Reeve, giornalista della rete televisiva ABC e figlio dell’attore Christopher Reeve, è apparso suo malgrado in mutande durante un collegamento con Good Morning America, popolare programma mattutino della televisione americana. Reeve non ha sistemato bene l’angolazione della videocamera ed è quindi finito in diretta così senza accorgersene. Nonostante l’imbarazzo e l’ironia degli spettatori, Reeve l’ha presa bene: sarebbe potuto succedere a tanti, in questi giorni.

I ricci di mare indossano volentieri un cappello

I ricci di mare indossano volentieri un cappello

I ricci di mare si muovono lentamente, ma si muovono: hanno centinaia di pedicelli appiccicosi con cui si spostano verso fonti di cibo sul fondale marino e grazie a cui riescono a “scalare” rocce e scogli. Capita anche che usino questi pedicelli per caricarsi piccoli sassi e conchiglie sul loro lato superiore, quello dove hanno l’ano. È un comportamento che è stato osservato da diversi biologi e, recentemente, da un appassionato di acquari del Colorado, Wilson Souza. Sul forum per impallinati degli acquari Reef2Reef, Souza ha raccontato di aver fabbricato piccoli cappelli usando una stampante 3D per vedere se i suoi ricci di mare se li sarebbero caricati sopra, ed è effettivamente successo.

(Wilson Souza)

(Wilson Souza)

Ricci di mare di diverse specie sono stati osservati nel caricarsi addosso sassi e conchiglie (e anche una pallina da golf). Gli scienziati usano il verbo “coprirsi” per descrivere questo comportamento perché ritengono che i ricci usino questi oggetti appunto per coprirsi, difendersi da qualcosa. L’ipotesi degli scienziati è che lo facciano per schermarsi dai raggi ultravioletti: nel 2002 un gruppo di biologi irlandesi scoprì che i ricci si coprivano in maggior numero (o si spostavano verso aree ombreggiate dei propri acquari) quando erano illuminati con l’intero spettro dei raggi ultravioletti. In un altro studio, fatto osservando ricci di mare in natura, nel golfo della California, si era scoperto che si coprivano di più se la forza delle onde era maggiore.

(Wilson Souza)

Secondo un terzo studio, del 2007, una serie di fattori spinge i ricci a coprirsi: quello principale è la difesa dalle onde e da parti di alghe in movimento. I sassi insomma servirebbero soprattutto per ancorarsi al fondale. Nel caso dei cappelli di Souza però, dato che sono stati “indossati” in un acquario, è probabile che i ricci si siano coperti soprattutto dai raggi ultravioletti.

Nuovo Flash