L’enorme incendio nel deposito di carburante al porto di Matanzas, a Cuba

L'enorme incendio nel deposito di carburante al porto di Matanzas, a Cuba

Venerdì sera un fulmine ha colpito uno degli otto depositi di carburante dell’area del porto di Matanzas, nella parte nord-occidentale di Cuba, provocando un’esplosione che ha causato un grosso incendio e un’enorme nuvola di fumo nero visibile anche a vari chilometri di distanza; sabato le fiamme si sono estese a un altro deposito, provocando un’ulteriore esplosione. Le autorità cubane hanno fatto sapere che nella seconda esplosione sono state ferite almeno 121 persone, 36 delle quali hanno avuto bisogno di cure mediche in ospedale. Una persona è morta e 17 vigili del fuoco risultano dispersi; più di 4mila civili sono stati evacuati dall’area.

Domenica l’incendio è proseguito per il terzo giorno consecutivo. Oltre ai vigili del fuoco, sul posto sono intervenuti anche vari elicotteri militari e squadre di soccorso specializzate arrivate dal Messico e dal Venezuela. Secondo Prensa Latina, l’agenzia di stampa di Cuba, al momento l’incendio non sarebbe un pericolo per la vicina centrale elettrica Antonio Guiteras, una delle più grandi del paese. Ancora prima dell’incendio, a Cuba le interruzioni nel servizio elettrico erano frequenti sia per via dei guasti alle centrali elettriche che per la carenza di combustibile.

Il video del nuovo crollo al deposito di cereali nel porto di Beirut

Il video del nuovo crollo al deposito di cereali nel porto di Beirut

È crollata un’altra parte del grosso deposito di cereali gravemente danneggiato nella violenta esplosione del 4 agosto 2020 al porto di Beirut, la capitale del Libano. Un primo crollo era avvenuto domenica scorsa e quello di oggi era stato annunciato a causa dell’aumento dell’inclinazione sui lati ovest ed est dei silos.

Da circa tre settimane nel deposito era in corso un incendio che si pensa fosse stato provocato dalla fermentazione dei cereali con il grande calore estivo, e che i vigili del fuoco non erano riusciti a contenere.

Nell’esplosione dell’agosto del 2020 morirono più di 200 persone, altre 7 mila furono ferite e moltissimi edifici della città subirono danni. Lo scorso aprile il governo libanese aveva deciso di demolire l’edificio, ma poi non era accaduto a causa delle proteste dei familiari delle persone coinvolte nell’esplosione e delle famiglie dei morti, secondo cui nel deposito potrebbero esserci prove utili per le indagini.

Le eruzioni dei vulcani islandesi hanno sempre un certo fascino

Le eruzioni dei vulcani islandesi hanno sempre un certo fascino

Dopo vari giorni di attività sismica più intensa del solito, mercoledì ha eruttato in Islanda il vulcano Fagradalsfjall, che si trova nella penisola di Reykjanes, nel sud-ovest del paese, a circa 40 chilometri dalla capitale Reykjavik. La lava ha cominciato a colare da una fenditura laterale della montagna in una valle disabitata, attirando residenti e turisti con la sua spettacolare eruzione. Il dipartimento della Protezione Civile locale ha raccomandato alle persone di evitare la zona per il pericolo che si liberino gas tossici nell’atmosfera; per ora comunque non si sono registrati incidenti e non sono stati segnalati particolari rischi di danni o disagi.

Il vulcano Fagradalsfjall aveva eruttato anche nel marzo del 2021, proseguendo per circa sei mesi, fino a settembre. Prima di allora era stato inattivo per oltre 6mila anni. Come in questo caso, anche allora l’eruzione era stata anticipata da un aumento dell’attività vulcanica e da decine di migliaia di piccoli terremoti nell’area.

Benché in Islanda i terremoti e le eruzioni vulcaniche siano molto comuni – visto che l’isola si trova lungo la linea di congiunzione tra due placche tettoniche – la nord-americana e l’euroasiatica – prima dell’anno scorso in questa zona non si verificavano eruzioni da circa 800 anni.

(AP Photo/ Marco Di Marco)

Le autorità locali hanno imposto il divieto del traffico aereo sopra l’area dell’eruzione; come ha specificato l’ente meteorologico islandese, tuttavia, è consentito il passaggio degli elicotteri per tenere sotto controllo la situazione.

Per ora comunque l’aeroporto di Reykjavik rimane aperto e operativo, e finora non sono stati segnalati disagi fuori dalla norma per i voli in arrivo o in partenza dal paese.

(AP Photo/ Marco Di Marco)

I vulcani di questa zona dell’Islanda sono effusivi e non esplosivi, vale a dire che la fuoriuscita di lava avviene per colate, senza grandi esplosioni e conseguenti alte colonne di gas, ceneri e lapilli. Sono le eruzioni che gli islandesi definiscono “per turisti” perché, con le dovute precauzioni, possono anche essere osservate in sicurezza da relativamente vicino.

Molte persone ricorderanno invece l’eruzione del vulcano Eyjafjöll, che nell’aprile del 2010 generò un’enorme nuvola di fumo e ceneri che bloccò il traffico aereo in Europa per vari giorni.

(AP Photo/ Marco Di Marco)

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