Domenica 12 aprile, il giorno di Pasqua, il cantante italiano Andrea Bocelli ha tenuto un concerto dal Duomo di Milano: il concerto è stato trasmesso in streaming, accompagnato da immagini di diverse città del mondo, deserte per via delle restrizioni dovute all’epidemia da coronavirus. Bocelli ha 61 anni ed è uno dei cantanti italiani più famosi nel mondo.
Nella mattina del 12 aprile, il primo ministro britannico Boris Johnson è stato dimesso dal St Thomas’ Hospital di Londra in cui era stato ricoverato dopo un peggioramento dei sintomi da Covid-19 (la malattia provocata dal coronavirus), passando anche tre notti in terapia intensiva.
Nel pomeriggio ha diffuso un breve discorso, piuttosto commosso, in cui ha sottolineato l’importanza dell’NHS, il sistema sanitario nazionale britannico. Nel messaggio Johnson dice che il Regno Unito ha fatto progressi nella «battaglia contro il coronavirus» perché ha capito che l’intera nazione doveva fare da «scudo» verso il suo «bene più prezioso: il Servizio Sanitario Nazionale». Ha poi ringraziato tutti quelli che lavorano per contrastare il coronavirus negli ospedali: medici e infermieri ma anche cuochi e addetti alle pulizie. Ha quindi ringraziato in modo particolare due infermieri che sono stati con lui nel momento peggiore della sua permanenza in ospedale: un’infermiera originaria della Nuova Zelanda, e un infermiere portoghese. Il discorso comincia così:
Buon pomeriggio, oggi ho lasciato l’ospedale dopo una settimana durante la quale l’NHS mi ha salvato la vita. Non ci sono dubbi a riguardo.
È difficile trovare le parole per esprimere quanto io mi senta in debito, ma prima di farlo voglio ringraziare tutti i cittadini del Regno Unito per lo sforzo e il sacrificio che hanno fatto e stanno facendo.
It is hard to find the words to express my debt to the NHS for saving my life.
The efforts of millions of people across this country to stay home are worth it. Together we will overcome this challenge, as we have overcome so many challenges in the past. #StayHomeSaveLives pic.twitter.com/HK7Ch8BMB5
— Boris Johnson #StayHomeSaveLives (@BorisJohnson) April 12, 2020
Il 75enne presidente dell’Uganda Yoweri Museveni ha diffuso un video su YouTube in cui incoraggia a fare un po’ di sport a casa, non potendo uscire all’aria aperta a causa delle restrizioni per limitare il contagio del coronavirus. Per dare il buon esempio, Museveni fa una corsetta di riscaldamento nel suo spazioso ufficio e poi una trentina di piegamenti sulle braccia non proprio impeccabili, che vengono contati dal suo staff (anche se il video viene tagliato e non siamo certi che li faccia davvero tutti).
Yesterday, I discouraged people who have been jogging in groups, exposing themselves to risk amidst the COVID-19 pandemic. You do not have to go outdoors to exercise. Here is my demonstration of how you can exercise indoors and stay safe. pic.twitter.com/Ulbj6vGOYQ
— Yoweri K Museveni (@KagutaMuseveni) April 9, 2020
Secondo i dati dell’Istituto di statistica dell’Uganda, il 71 per cento degli abitanti della capitale Kampala vive in un monolocale insieme ad altre persone, cosa che potrebbe rendere poco agevole correre qua e là. In Uganda sono stati registrati 52 casi di coronavirus a partire dal 21 marzo; il 31 marzo il paese ha annunciato 14 giorni di misure restrittive che prevedono la sospensione dei trasporti pubblici e il divieto di uscire di sera. È però ancora possibile spostarsi di giorno a piedi, in gruppi con meno di cinque persone.
Museveni è al potere in Uganda dal 1986 ed è uno dei leader al potere da più tempo in Africa. Nel 2017 una nuova legge parlamentare aveva approvato una modifica della Costituzione per permettergli di ricandidarsi e restare alla presidenza fino al 2031. Nei primi anni della presidenza Museveni si guadagnò rispetto nazionale e internazionale per aver migliorato le condizioni economiche dei cittadini e per aver stabilizzato un paese caotico. Realizzò un’efficace campagna di lotta all’AIDS e si impegnò per migliorare la condizione delle donne, nominando proprio una donna come sua vicepresidente.
A partire dal secondo mandato, però, la sua presidenza ebbe una svolta repressiva e autoritaria. Nel 2009 venne introdotta una legge contro l’omosessualità che prevedeva dapprima la pena di morte e poi l’ergastolo; nel 2014 Museveni disse che i gay erano «disgustosi».