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  • Domenica 24 settembre 2017

Un giocatore della massima serie di baseball si è inginocchiato durante l’inno americano

Ieri per la prima volta nella storia un giocatore della MLB, il più importante campionato di baseball americano, si è inginocchiato durante l’inno statunitense, un gesto di protesta nei confronti della politica diventato piuttosto comune fra i giocatori di altri sport americani (soprattutto fra quelli che appartengono a minoranze etniche). Il giocatore in questione si chiama Bruce Maxwell e gioca negli Oakland Athletics: si è inginocchiato poco prima di una partita contro i Texas Rangers, e più tardi ha spiegato il suo gesto su Twitter.

Maxwell ha legato la sua protesta alle dichiarazioni di Donald Trump, che nei giorni scorsi aveva criticato i giocatori di football americano che negli ultimi mesi si erano rifiutati di alzarsi in piedi durante l’inno per protesta contro la condizione dei neri. Maxwell ha detto di aver pensato di inginocchiarsi già da molto tempo, ma di aver deciso di farlo ieri dopo i commenti di Trump per rivendicare il diritto degli atleti alla libertà di parola e di protesta. Gli Oakland Athletics hanno commentato la decisione di Maxwell dicendo di rispettarla e di rivendicare il diritto costituzionale di ogni giocatore alla libertà d’espressione.

https://twitter.com/bruu_truu13/status/911654514050064384

https://twitter.com/bruu_truu13/status/911677471422005249

La protesta di Maxwell è arrivata poche ore dopo che Trump se l’era presa con un altro atleta, il giocatore di basket Steph Curry dei Golden State Warriors (altra squadra che gioca a Oakland) che aveva detto di non voler visitare la Casa Bianca, come di solito fanno tutti i giocatori dopo aver vinto il campionato, per via di Trump. Il presidente americano allora gli aveva risposto su Twitter scrivendo che non era più invitato alla Casa Bianca. Curry non ha ancora commentato il tweet di Trump ma al suo posto l’ha fatto un altro giocatore, Lebron James, fortissimo giocatore dei Cleveland Cavaliers, rivale di Curry da molti anni. James ha scritto, riferendosi al presidente degli Stati Uniti: «Prima del tuo arrivo, andare alla Casa Bianca era considerato un grande onore!».