Il problema del parcheggio a Tel Aviv

Non credo che abbiate tanta voglia di andare in vacanza in un posto dove piovono missili (1500 in otto giorni) e dove la gente si chiude nei rifugi antiaerei. Eppure l’Espresso del 22 novembre, a pagina 116, ha pubblicato una pubblicità con slogan sui quali è difficile non ironizzare: «Israele, la tua vacanza anima e corpo» (praticamente salma), «Un salto nelle emozioni» (salto in aria), «Un altro mondo» (l’altro). La guerra era in corso, ma si vedono dei giovani occidentali, sorridenti, che scrutano il crepuscolo e forse che non arrivi un Fajr 5 a distruggere il ristorante. A pagina 149 si persevera con un vero articolo: «Speciale viaggi, Utopia Tel Aviv», definita «vitalissima» perché «chiunque arrivi viene colpito dall’energia» (se va bene) e «niente è vietato a Tel Aviv: tranne trasgredire il divieto di parcheggio». Ti bombardano di multe. Sul portale turistico israeliano, comunque, non si segnalano guerre né problemi. Su quello della Farnesina, in compenso, c’è scritto che l’esercito può avere «atteggiamenti rudi» e sequestrarti il computer dopo averti chiesto password e account email; si raccomanda di segnalarsi all’Ambasciata, di evitare «mezzi di trasporto e luoghi affollati», di evitare il Sinai, di evitare il Nord del Paese e di evitare il Sud del Paese, questo per lievi contrattempi come «lanci di razzi e colpi di mortaio». Buone vacanze.

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Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera