I’m not a ladylike

Alessandra Moretti, europarlamentare PD candidata governatore del Veneto, ha rilasciato un’intervista al Corriere TV che sta facendo furore in senso letterale, dal momento che ha scatenato una selva di commenti furiosi dentro e fuori il web. La Moretti, infatti, in cinque minuti ha infilato una serie di dichiarazioni con cui ha spazzato via ogni dubbio circa la sicurezza che ha in se stessa, nelle proprie capacità e qualità. Si è autodefinita bravissima, intelligente e bella. Nel farlo, ha infranto uno dei tabù più forti: la modestia femminile. Uno scandalo, se ci pensate bene. Lo ha spiegato con molta efficacia Sheryl Sandberg – direttore operativo di Facebook, nominata da Time una delle 100 persone più influenti al mondo – nel suo libro Facciamoci avanti. Le donne, il lavoro e la voglia di riuscire: alle donne non è permesso mostrare sicurezza nelle proprie capacità, pena il giudizio negativo dei colleghi o la disapprovazione sociale.

Alessandra Moretti si poteva certamente risparmiare alcune dichiarazioni, come quelle in cui chiaramente accosta la figura di Rosy Bindi ad uno “stile austero che mortifica la bellezza”, perché così dimostra di cadere nella stessa trappola da cui cerca di girare alla larga: gli stereotipi femminili. La bellezza, la cura estetica di sé, la ricerca dell’eleganza non sono clave da usare contro gli altri, tanto meno contro coloro che scelgono di non utilizzarle. Nel 2011 avevo scritto che non c’era bisogno di essere Rosy Bindi o la Carfagna per fare politica ma non è neppure opportuno offenderle. Di certo, non è necessario che sia io a difendere l’onorevole Bindi che lo ha sempre fatto benissimo da sola: il suo mitico “non sono una donna a sua disposizione” è stata ed è una bandiera per le italiane che non si sentono a disposizione di nessuno e che non sono disposte a farsi intimidire dal rumoraccio dei commenti taglienti.

Molte non si fanno intimorire, e qui vengo al punto che mi sta più a cuore, ma nove donne su dieci sì, che invece patiscono eccome il sistema intimidatorio, che funziona sempre e funziona benissimo. Se non sei attraente secondo i canoni maschili, ti sfottono dandoti della racchia, se sei bella come una bambola ti trattano come se lo fossi, se sei intelligente ti accusano di arroganza. È un metodo molto efficace ed efficiente, perché è duttile e perché è praticato da tutti, sempre e ovunque.

Se le donne faticano a scalare le posizioni lavorative, a conquistare una visibilità sociale o a essere autorevoli con la loro scrittura sul web, una grande responsabilità è da imputare a questa pratica intimidatoria indiscriminata che, vi assicuro non è da sottovalutare. Tutte noi che abbiamo deciso di giocare la nostra parte siamo perfettamente consapevoli di questa pressione, che gestiamo ogni giorno, senza sosta.

Sarebbe quindi assai più interessante concentrarsi ad analizzare i commenti alle parole dell’onorevole Moretti, più che le sue stesse parole; soprattutto sarebbe più utile per svelare, ancora una volta, quanto questo paese mal sopporti la legittima aspirazione delle donne a conquistare ruoli apicali, perché questo sì che le aiuterebbe.

Emanuela Marchiafava

Media Analyst e consulente per le imprese, già assessore della Provincia di Pavia, si occupa di turismo, politica e diritti.