Per lavorare bisogna farsi bocciare?

Aggiornamento 17.40 – La lettera che il padre di Andrea ha inviato ieri ai maggiori quotidiani è falsa. Dopo che al Post avevamo espresso i nostri dubbi sulla sua autenticità, un’agenzia pubblicitaria ci ha comunicato che effettivamente la lettera è stata scritta da loro con lo scopo di «[…] sottolineare le contraddizioni di un decreto di legge fallace approfittando della contemporaneità con gli esami di maturità.»

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Oggi su diversi giornali (qui e qui ad esempio) è comparsa una lettera di una professoressa che racconta una storia tra l’assurdo e il malinconico. La professoressa, non compare il nome (Repubblica scrive che la lettera è stata firmata), racconta di aver ricevuto una telefonata da un genitore di un suo alunno, Andrea. Il genitore chiedeva di bocciare Andrea all’esame di maturità. Se fosse stato promosso, sosteneva, la pizzeria dove Andrea lavorava in nero da diverso tempo non avrebbe potuto assumerlo sfruttando gli incentivi del decreto lavoro presentato ieri dal governo.

Non è vero. L’equivoco è stato causato da un lancio errato dell’ANSA ieri sera ed è stato successivamente chiarito – in realtà aveva già spiegato come stavano le cose il ministro del Lavoro Enrico Giovannini durante la conferenza stampa di ieri mattina. I nuovi incentivi previsti dal decreto lavoro, quasi 800 milioni stanziati per i prossimi quattro anni, prevedono uno sgravio fiscale per un determinato periodo di tempo se il datore di lavoro assume dei giovani tra i 18 e i 29 anni che soddisfino uno dei seguenti requisiti:

a) Siano privi di impiego regolarmente retribuito da almeno sei mesi;
b) Siano privi di un diploma di scuola media superiore o professionale;
c) Siano lavoratori che vivono da soli o con una o più persone a carico.

Nota bene: UNO dei requisiti di cui sopra. Non tutti e tre contemporaneamente, come aveva erroneamente lanciato ieri l’ANSA e come è stato poi ripreso da molti giornali. Il ragazzo in questione, sempre che esista, potrebbe venire assunto anche se venisse promosso, poiché avendo finora lavorato in nero soddisfa il requisito A, cioè non lavora da sei mesi.

Detto questo, la lettera in sé ci lascia un po’ scettici. Il comunicato stampa sul Consiglio dei ministri è stato diffuso ieri in mattinata ed è arrivato sui giornali nella tarda mattinata o nel primo pomeriggio. Il testo del decreto non è ancora stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale, quindi non sappiamo esattamente cosa contenga.

Nella lettera la professoressa specifica di aver ricevuto la telefonata del padre di Andrea “stamattina”, cioè ieri mattina. Le cose quindi sarebbero dovute andare così: il pizzaiolo che al momento sta dando lavoro ad Andrea deve aver saputo immediatamente della chiusura del Consiglio dei ministri e deve essere corso a leggere il comunicato stampa. Ne ha frainteso il significato – o ne ha letto un resoconto sbagliato – e ha tempestivamente chiamato Andrea o i suoi genitori, avvertendoli che avrebbe potuto assumere Andrea, ma che per farlo era necessario che venisse bocciato.

Il padre di Andrea, ricevuta la telefonata, senza fare nessun controllo sul testo effettivo del decreto, ha immediatamente chiamato la professoressa – la quale, nonostante l’atroce dubbio morale che racconta nella lettera, non ha nemmeno provato a fare una ricerca più approfondita che gli avrebbe permesso di scoprire che i requisiti del decreto non sono così stringenti e che non c’era alcuna necessità di bocciare Andrea. Davanti a tutto questo, ci sorge il lieve sospetto che la storia, o la lettera, siano false, ma restiamo fiduciosamente in attesa di riscontri.

Correzione
In una prima versione di questo articolo avevo scritto che il professore autore della lettera era maschio, mentre i realtà si presentava come femmina.

Davide De Luca

Giornalista. Ho scritto per l’Arena di Verona e per l’Agence Europe di Bruxelles. Ho collaborato ad alcuni libri d’inchiesta su CL e la finanza cattolica. Mi piacciono i numeri e l’economia e cerco di spiegarli in modo semplice. Su Twitter sono @DM_Deluca