Un passo in avanti

Rispondo a una lettera aperta a me indirizzata, a seguito del mio ultimo post

Eccomi qua.

Scrivo di musica sul Post, che come i lettori sanno non è una rivista musicale. Parlare di musica, essendo io stesso musicista, è molto delicato: si è portati a metterci del proprio, successi e insuccessi inclusi. Cerco altro nella musica, e cerco di trasferirlo anche e soprattutto a chi non è del mestiere. Evitando dannosi tuffi dentro i particolarismi del settore, si riesce forse di più a stimolare la curiosità dei lettori non musicisti.

Mi si dice che quando si scrivono critiche si devono avere soluzioni da proporre. Ritengo invece che un buon giornalismo debba porre buone domande, possibilmente scomode, agitare acque stagnanti, non dare risposte ai problemi. Perché in ultima analisi per la risoluzione dei problemi in un paese serio dovrebbero esserci le persone che governano. Questo è il paese che cerco.

Un passo in avanti.
Lei, caro Maestro Leone, mi chiede del perché io non dia soluzioni o faccia proposte: ma io non devo dare soluzioni. È questo il passo in avanti da fare. Né io né Lei, in quanto musicisti, dovremmo per l’ennesima volta stilare un elenco di proposte per la risoluzione dei problemi della musica. Sono decenni che si riempiono le pagine di carta e del web con queste cose, anni e anni di appelli, di convegni, di riunioni carbonare o sindacali. Ce la possiamo suonare e cantare all’infinito. Io stesso ho fatto la mia parte, quando nel 1999 mi venne chiesto di presentare all’allora Ministro della Cultura un elenco di possibili idee. La cosa mi fu chiesta e non ricevetti mai risposta.

In questo paese viviamo da decenni attendendo l’uomo dei miracoli senza allevare la generazione dei fatti concreti e quotidiani. Se in altri paesi hanno da molto tempo innescato il giusto motore sociale, i corretti ingranaggi della macchina culturale, nel nostro paese troppo è lasciato al buon lavoro di qualcuno e all’incoscienza di molti.

Certo che ci sono realtà musicali meravigliose in Italia, docenti preparati, scuole serie, band straordinarie che vanno avanti nonostante tutto, come giovani musicisti di ogni estrazione validissimi e mai nominati dai media. Ma troppi ingranaggi del motore che fa girare l’intera macchina musicale italiana mancano da tempo: molti rubati, altri non oliati da anni, altri ancora nemmeno testati. Può valere per tutto, per la magistratura, come per la sanità.
Forse l’insegnamento appassionante della musica, integrato al pari delle altre materie scolastiche, sarebbe l’unico olio che potrebbe far girare correttamente tutto il motore. E questo può valere anche per le altre Arti, che sono alla base della nostra cultura e della nostra storia. Certo che ci vorrebbero anni, ma tutti gli ingranaggi, col tempo, si metterebbero a posto: tutte le anomalie verrebbero fuori da sole e sarebbero da tutti additate e riconosciute perché, per la prima volta in questo paese, tutti avrebbero forse gli strumenti per riconoscerle veramente.
Io so riconoscere un dittatore se, fin dalla nascita, qualcuno mi insegna cosa sia la democrazia.

Tutte le proposte da Lei elencate sono valide e condivisibili e, come Lei stesso scrive, si potrebbe andare avanti all’infinito. Di ogni piccolo raggio del cerchio della musica potremmo disquisire per giorni e notti.
Ma è già una proposta importantissima l’esempio di come Lei e io, e tantissimi altri come noi, portiamo avanti il nostro lavoro con sincerità, onestà, passione e integrità nel nostro quotidiano.
E’ ora che a fare qualcosa di concreto siano le persone preposte.

Cesare Picco

Pianista improvvisatore e compositore