Una moglie fantasma per Modi

La vita privata dei politici resta tuttora un elemento piuttosto marginale nel dibattito pubblico indiano. Per questo, la dichiarazione del candidato alle presidenziali indiane Narendra Modi sul certificato che lo rende eleggibile a Primo Ministro nelle elezioni che si concluderanno il 12 maggio, ribolle solo a fuoco basso, nel grande pentolone mediatico. Per la prima volta in quattro elezioni cui ha partecipato (tutte vinte), invece di lasciare vuota la casella “coniugato” Modi l’ha finalmente barrata, ammettendo di avere una moglie.

Ciò che più stimola le punzecchiature del partito del Congresso (quello del suo sfidante Rahul Gandhi) non è il fatto in sé: l’aver abbandonato una moglie-ragazzina alle fine degli anni ’60, condannandola  a una vita da ripudiata. Nel contesto indiano, questo sembra comprensibile ai più (ma non certo agli occhi occidentali).

Ciò che non è ammissibile per il Congresso è che fino a tre mesi fa Modi tuonasse dal pulpito quel suo: “Sono scapolo. A favore di chi potrei essere corrotto?” Il messaggio, chiarissimo a orecchie italiane, è: “Non tengo famiglia. Non prendo mazzette.”

Ma…oh, oh, non è così. Non solo tiene famiglia, ma l’ha anche ripudiata e né lui né i parenti di quello che potrebbe diventare il politico più potente dell’India l’hanno mai aiutata economicamente.

In tutto questo, che ne è di Jashodaben Chimanlal, ex maestra delle elementari in pensione che vive in povertà nella casa del fratello in un villaggio a 35 chilometri da quello dov’è cresciuto Modi in Gujarat? È una donna mite, normale, umile, che non ama farsi fotografare perché non si trova per niente bella e che teme le ripercussioni di questa rivelazioni.

Per un po’ è scomparsa in pellegrinaggio. Un astrologo vedico aveva previsto che il marito dopo 45 anni l’avrebbe finalmente riconosciuta pubblicamente (un sogno non tanto segreto per Jashoda). Allora lei ha fatto voto di girare scalza finché il marito non vincerà le elezioni e si è “ritirata in convento.” 

Dopo il riconoscimento di Modi, questa Ermengarda indiana però è tornata in anticipo al villaggio, schivando paparazzi, intervistatori e polemiche. Come appunto l’Ermengarda dell’ ”Adelchi” manzoniana, anche Jashoba sembra non voler niente, non aspettarsi niente, restando innamorata e devota al marito, così dice.

E il BJP spera venga fatta santa. Un parlamentare ha addirittura proposto che venga nominata per il Bharat Ratna, esclusiva e importante onorificenza che rende omaggio agli eroi nazionali della società civile (quest’anno è andato a uno scienziato e alla leggenda del cricket Sachin Tendulkar che si è ritirato dopo decenni di successi).

La Bhakti di Jashoda, la sua forte devozione alla causa del marito rischia di far di lei non una vittima, ma un esempio che potrebbe addirittura beneficiare il fortunato “San” Narendra Modi, il cui carisma sembra non trovare ostacoli e il cui magnetismo è materia facile per le sue centinaia di improvvisati spin doctor disseminati in tutta l’India.

Agli occhi occidentali, invece, una donna sposata con un matrimonio combinato quando era ancora alle scuole medie è difficile da accettare, pur capendo il contesto culturale-religioso di 40 anni fa.

In più, il fatto che sia stata abbandonata da un marito che a 18 anni era già abbastanza ambizioso da capire che doveva “viaggiare leggero” per una vita di battaglie dure e piene d’insidie, rende ancora più difficile accettare l’episodio. Che poi fosse necessario per Modi presentarsi celibe all’ordine religioso e militante indù degli Rss per fare carriera, rende la cosa ancora più sospetta e il gesto ancor più egoista. La vita privata dei politici, in America e in Europa conta eccome: è stata sdoganata da decenni in quanto il carattere del politico si rivela nel privato, ma si esprime nel ruolo pubblico.

A noi verrebbe da dire che se il presidente del Gujarat sarà, come pare scontato, il prossimo primo ministro indiano, o comunque l’uomo che guiderà l’India, questo dettaglio biografico finora occultato potrebbe più facilmente indicare che i diritti civili delle donne indiane, che già soffrono alcune delle peggiori condizioni al mondo, difficilmente faranno progressi, e, più facilmente, potranno regredire. 

E che forse il voto femminile, in India, potrebbe ancora fare la differenza in questi prossimi giorni.

Carlo Pizzati

Scrittore, giornalista e docente universitario. Scrive per "Repubblica" e "La Stampa" dall'Asia. Il romanzo più recente è "Una linea lampeggiante all'orizzonte" (Baldini+Castoldi 2022). È stato a lungo inviato da New York, Città del Messico, Buenos Aires, Madrid e Chennai. Già autore di Report con Milena Gabanelli su Rai 3, ha condotto Omnibus su La7. Ha pubblicato dieci opere, tra romanzi, saggi, raccolte di racconti brevi e reportage scritti in italiano e in inglese. carlopizzati.com @carlopizzati - Pagina autore su Facebook - Il saggio più recente è "La Tigre e il Drone" (Marsilio 2020),