Canzoncine, scuole e bandiere

Nei paesi dove non si vergognano di appendere la bandiera alla finestra anche senza i mondiali di calcio e dove essere orgogliosi della propria nazione non è una posa ridicola per raccattare voti tra vecchi nostalgici o giovani ansiosi di menare le mani, negli asili e nelle scuole cantano le canzoni e le dedicano ai presidenti in visita senza preoccuparsi del fatto che facciano lo stesso in Corea del Nord, perché hanno ben chiara la differenza tra il culto della personalità, la formazione e il divertimento. E così le innocue canzoncine cantate dagli alunni di una scuola elementare passano inosservate o, al massimo, fanno scattare i riflessi di qualche patetico commentatore costretto a attizzare l’indignazione per non finire nel dimenticatoio. Non da noi.

Avendo, poi, due figli proprio in età scolare riesco facilmente a immaginare quanta burocrazia, spalle scrollate e diffidenza, l’inoffensiva iniziativa di qualche maestra abbia dovuto superare, tra classi insegnanti costantemente sotto numero e personale che a malapena riesce a concludere i propri compiti tra carichi eccessivi di lavoro o scarse motivazioni. Se qualche maestra avesse ravvisato alcuna delle enormi accuse – figli della lupa, stalinismo, Nord Corea – avrebbe intoppato la cosa, non sarebbe stato difficile. Ma i festeggiamenti per la visita erano semplicemente un modo per spezzare una routine. Il Presidente del Consiglio nella propria scuola, a Siracusa, quando ci ricapita? Facciamo in modo che anche per i bambini sia una cosa divertente? Che la aspettino? E come, di grazia, si può rendere avvincente la visita del Presidente del Consiglio alla propria scuola? Dovevano preparare un dibattito sulla classe di volo con cui s’era mosso? Cantargli una canzoncina d’indignazione sul Muos? Inventare rime sui tagli alla Province?

A me pare che accolgano Renzi come avrebbero accolto Letta, Berlusconi, Fanfani, Obama o Cameron. E che la Corea del Nord sia solo negli occhi di chi vuole vederci la Corea del Nord perché la sogna, purché informata alle proprie idee. (Che poi le accuse più violente arrivino da chi scimmiotta con espulsioni, propaganda, liste di prescrizione e linguaggio certe derive totalitarie non fa altro che confermare il sogno non esplicitato). Mentre quella è solo una canzoncina di cui i ragazzini, con ogni probabilità, si dimenticheranno domani come accade per le canzoncine di Natale, del papà o della mamma e se non lo faranno sarà solo perché qualche giornalista o programma di assalto andrà a rompergli le scatole.

Certi paesi possono avere Beyoncé che canta in onore del Presidente, il nostro si deve accontentare dei soloni che strepitano per la Costituzione, che urlano per l’onore nazionale svenduto alle banche, alla Germania, alle multinazionali, che invocano il colpo di reni, il nuovo Rinascimento, il rispetto per le Istituzioni ma solo per nascondere il proprio cinismo e poi quello che sognano davvero è vedere bambini che prendono per in giro il Presidente del Consiglio mostrandogli disegni sporchi o che restano parcheggiati in aula con la propria maestra mentre i grandi parlano di nomine di sottosegretari.

Arnaldo Greco

(1979) Ho pubblicato un paio di libri per Fandango. E, ogni tanto, scrivo per qualche rivista. Ma vivo e ho due bambini grazie al fatto che il mio nome scorre nei titoli di un programma tv.