La fotografia con iPhone XS

Un po’ di tempo fa stavo leggendo alcune cose online sulla fotografia con iPhone di Om Malik, un personaggio dell’economia digitale statunitense (è indiano di nazionalità americana) che non saprei definire bene, se non che è uno intelligente e che è nei loop giusti della Silicon Valley. Un effetto collaterale del mio lavoro di giornalista che si occupa di quelle cose là.

Tra le pieghe, però, Malik è anche un appassionato di fotografia, e condividiamo (ahimé) anche il gusto per le foto analogiche fatte con apparecchi a pellicola. In passato avevo raccontato qui come fare a rimettere in pista nel digitale la mia vecchia Hasselblad 500c (e per vecchia intendo che l’apparecchio che possiedo è stato fabbricato alla fine degli anni Cinquanta) mentre lui utilizza una moderna Leica M-A, cioè una macchina fotografica a telemetro Made in Germany che è anche una delle pochissime attualmente prodotte che funzionano a pellicola (l’ho provata a suo tempo, durante un indimenticabile viaggio a Hong Kong, ed è in effetti strepitosa oltre che costosa in maniera proibitiva).

Comunque, come Malik anche io ho un iPhone XS in tasca (lui Max, io “regular”). E quel che scrive del suo rapporto con le fotografie scattate con questo apparecchio mi è rimasto in un angolino del cervello per un po’ di tempo:

iPhoneXSMax: As a tourist, the camera on this new iPhone is so good that you won’t need anything else. It does struggle in low light, especially if like me you hate the flash, but it is otherwise brilliant. It is baby genius of a camera for anytime photography.

Le foto che scatta, tra l’altro, non sono affatto male. E insomma, mi sono messo a pensare su come è cambiato il mio rapporto con la fotografia per via dei telefoni cellulari.

Una prima considerazione è sulla focale: l’idea romantica che gli appassionati di fotografia hanno è che si scatti solo con obiettivi fissi (e non zoom) e che sia meglio “sposare” una lunghezza focale e portarla avanti per almeno un anno o più. Non credo che ci sia un solo professionista che sposerebbe una teoria simile, ma gli obiettivi sono molto diversi e mi rendo perfettamente conto che, se dovessi scattare foto per lavoro, mi attrezzerei con apparecchi e obiettivi adeguati (probabilmente zoom). Facendolo per divertimento e amando le cose compatte da poter avere sempre con me e magari pensate più per la street photography e i panorami, anni fa ho deciso che alla fine la macchina fotografica “per me” era una piccola, compatta Ricoh GR, attualmente la versione II (ma la III è quasi pronta).

Soprattutto, l’obiettivo è l’equivalente di un 28mm, esattamente come l’obiettivo base degli smartphone, iPhone incluso. All’inizio ho costruito varie teorie e ragionamenti su quale fossero gli obiettivo o l’obiettivo che preferisco o comunque da ”sposare” (sono una persona mentale), passando dal classico 40-50mm (il “normale”) al 35mm (“appena appena più ampio e quindi flessibile”) per poi avvitarmi in varie altre direzioni. Va a finire che il 28mm, un obiettivo decisamente grandangolare rispetto all’angolo di visione dei nostri occhi, a meno che non siate un ramarro, va bene. Perché è anche lo sguardo a cui mi sono abituato, e non solo io, dopo un decennio o più di smartphone che scattano le foto in maniera sempre migliore.

Alla fine, insomma, mi ero già sposato da tempo con una lunghezza focale, cioè con quella con la quale ho sicuramente scattato più spesso nel corso della mia vita. Tanto vale seguire questa inclinazione.

La novità del secondo obiettivo con una lunghezza focale fissa di 50mm circa, perlomeno nel mondo Apple, è stata la benvenuta, la uso con piacere (tendo a non usare valori intermedi perché sono ritagli digitali e non frutto di una ottica, ma va anche detto che poi il telefono fa quel che vuole e spesso usa il 28 ritagliando l’immagine mentre uno pensa di aver scelto il 50) ma non è strettamente necessaria per me. Tanto è vero che, dopo XS ho deciso di provare iPhone XR per vedere come si vive con un apparecchio con caratteristiche simili ma non uguali, a partire dallo schermo, dalla batteria (autonomia e dalla fotocamera posteriore, appunto.

Il 28mm dell’iPhone XS non è esattamente un 28mm, però. È infatti leggermente più ampio, grandangolare, perché sono ancora più grandi i fotoricettori: passano da 1,22 a 1,4 µm sempre su 12 megapixel. L’apertura (fissa) è f/1.8

Veniamo alle foto. Ci sono due cose che mi hanno colpito. La prima è il nuovo Smart HDR, che non si attiva più ma è sempre in funzione in sottofondo e permette di aver gradazioni differenti degli effetti. Il risultato sono foto più luminose e con una gamma dinamica più ampia, cioè con esposizioni ben fatte sia per le ombre che per le alte luci.

La seconda è la capacità di sfruttare il processore per ottenere un miglioramento complessivo dell’immagine relativamente alla dimensione del sensore e alle ottiche utilizzate che, come potete immaginare, non sono in realtà paragonabili a quelle di un obiettivo tradizionale, a partire dall’assenza di un diaframma.

Si chiama fotografia computazionale, questa almeno è la sigla che è stata trovata per descrivere in maniera generale cosa succede al flusso di fotoni che viene intercettato dal minuscolo sensore e amplificato, massaggiato, reintepretato e infine trasformato in una immagine. Apple adesso ha deciso che il “peso” del processore è sufficiente da poter consentire l’uso di file raw e non solo jpeg (i tiff che prima con un trucco era possibile estrarre dalla memoria buffer del processore del segnale) e questo ha abilitato un ecosistema sempre più complesso e potente di app per lo scatto e per la modifica e gestione delle immagini. Da notare che gli scatti DNG (il raw standard supportato) sono possibili con app di terze parti e non con quella di serie di Apple.

Grazie al processore (in realtà un SoC) A12 Bionic con Neural Engine (qualsiasi cosa tutto questo voglia dire) e all’ISP (Image Signal Processor dedicato) la qualità complessiva delle fotografie scattate, soprattutto di giorno, è decisamente paragonabile alla maggior parte delle fotografie che si possono scattare con macchine digitali compatte e con sistemi reflex entry level. Occorre avere alcuni rudimenti di tecnica fotografica per riuscire a sfruttare al meglio il piccolo apparecchio fotografico, che ha svantaggi ma anche alcuni vantaggi. In particolare, sto usando iPhone XS come macchina fotografica principale durante le mie giornate e nei viaggi. Mi torna più comoda sia per la condivisione delle immagini su Instagram che per gli scatti che posso effettuare senza averlo prima pensato – questo perché la migliore macchina fotografica è quella che uno ha con sé – e infine per la presenza di un ottimo schermo molto luminoso e adatto come strumento per l’inquadratura anche in situazoni di forte luminosità ambientale.

Sono un tifoso delle interfacce meccaniche più che touch, e preferisco utilizzare le prime rispetto alle seconde. Per questo scatto utilizzando il pulsante laterale del volume anziché il pulsante virtuale di scatto sullo schermo. Difficilmente modifico l’esposizione o scelgo punti particolari: utilizzo l’app di serie di Apple per iOS il 99% delle volte e dopotutto ho sempre preferito scattare in jpg anche su sistemi professionali, con pochissime eccezioni.

Antonio Dini

Giornalista e saggista, è nato a Firenze e ora vive a Milano. Scrive di tecnologia e ama volare, se deve anche in economica. Ha un blog dal 2002: Il Posto di Antonio