Yara e le altre

Se la nostra figlia minorenne dovesse improvvisamente sparire – senza una spiegazione possibile o apparente, senza un litigio, una bocciatura, qualsiasi cosa – dovremmo sperare che ne derivi un eclatante e percussivo caso mediatico. È inutile fare gli snob: dovremmo soltanto sperare che la sceneggiatura catturi i giornali e le televisioni e che le Forze dell’ordine siano perciò costrette a un dispendio di mezzi che solo il clamore può giustificare, uno sforzo che senza la pressione dell’opinione pubblica vedremmo soltanto nei telefilm. Dovremmo prestarci al gioco, rilasciare interviste, lanciare appelli, partecipare a trasmissioni disgustose, discuterne con conduttori che per forza dell’abitudine abbiano il pathos che un becchino ha con un morto. Dovremmo sperare, soprattutto, di non incrociare mai lo sguardo delle madri e dei padri di ragazzi egualmente scomparsi ma che un caso mediatico non lo sono diventati mai: basta andare sul sito del Ministero dell’Interno per accorgersi di come il loro numero sia impressionante. Dovremmo sperare di non essere in compagnia di questi genitori quando la sera guardino un telegiornale e vedano che per cercare una singola ragazzina hanno tirato in ballo battute di cani, fiumi e invasi dragati, elicotteri, intercettazioni, rilevazioni satellitari, georadar, sensitivi. Solo che la ragazzina non è la loro.

Filippo Facci

Giornalista e scrittore, lavora a Libero, ha collaborato con il Foglio, il Riformista e Grazia. È autore di Di Pietro, La storia vera