Twitter, gli hashtag e lo spam

Da quando al Post ci siamo messi a studiare e capire la genesi dei Twitter Trends – la lista dei termini più usati su Twitter – abbiamo avuto soddisfazioni e frustrazioni. Le soddisfazioni nascono da ogni occasione di capire mondi paralleli che non siamo abituati a frequentare, come per esempio quelli dei fanatismi musicali dei teenager (che monopolizzano buona parte di quei trends), o di scoprire cose di cui in molti parlano senza che noi ce ne siamo immediatamente resi conto. Le frustrazioni si debbono al realizzare che la maggior parte dei temi su cui gli italiani si appassionano hanno poco a che fare con l’attualità o con la circolazione delle informazioni e molto coi giochini fini a se stessi, i tentativi di fare dello spirito diventati routine (Pisapia e Sucate hanno lasciato una scia di fuffa inestinguibile), le competizioni tra ragazzini a chi ha lo hashtag più lungo. Ma seguire tutto e capirlo è comunque interessante.

Che però ci sia un problema di invasione di irrilevanza e perdita di senso, lo notano in tutto il mondo. Il sito dell’Atlantic ha contestato infatti lo “spam via hashtag”, ovvero l’abuso di determinati hashtag più popolari per usi altri: quello dei “bot” automatici che fanno circolare pubblicità (porno compreso) usando gli hashtag più diffusi; quello di chi fa lo spiritoso su un determinato hashtag nato con intenzioni serie e scatena una reazione di mattacchioni che colonizza quello hashtag; quello di chi decide di twittare dal suo account successioni intensissime di citazioni da un evento che interessa a pochi; quelli che usano lo hashtag (confesso di essere tra questi, e Massimo Mantellini mi sgrida) fuori dalla sua funzione, come sorta di commento o corollario al tweet.
Dice l’Atlantic: così una funzione utile ed efficace è resa inutilizzabile. Ok, cercherò di moderarmi. Ma ai ragazzini e ai simpaticoni chi glielo spiega?


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Luca Sofri

Giornalista e direttore del Post. Ha scritto per Vanity Fair, Wired, La Gazzetta dello Sport, Internazionale. Ha condotto Otto e mezzo su La7 e Condor su Radio Due. Per Rizzoli ha pubblicato Playlist (2008), Un grande paese (2011) e Notizie che non lo erano (2016).