Stronzi che non lo erano

Chi mi legge sa che non sono tipo da “al lupo, al lupo”, ma bisogna pur dire che le frasi di Salvini di ieri sono di una gravità e di una pericolosità eccezionali, anche perché Salvini è ministro dell’interno e vicepresidente del consiglio.

Nesssuno vieta di fare indagini su una situazione o su un problema, ma dire “I rom italiani purtroppo te li devi tenere a casa” vuol dire abbattere una protezione comune. In pratica nella testa di Salvini è desiderabile che un gruppo, una parte, una minoranza di italiani sia espulsa (ma che “purtroppo” questo non sia legalmente possibile).

Nella testa di Salvini lo stato può fare differenze fra gruppi di italiani sulla base di definizioni prestabilite (e in questo caso la definizione è etnica).

A chi non capisce che una persona con queste idee mette in pericolo il paese (cioè noi tutti, che siamo tutti definibili per l’appartenenza a un gruppo, per le idee, per la religione, per gli orientamenti sessuali, per etnia) non posso certo spiegarglielo io qui.

Salvini vive da molti mesi l’euforia che ti prende quando decidi di abbracciare il tuo destino e di percorrere fino in fondo una strada che ti si presenta e ti si apre. La svolta romana con le bandiere nere, un linguaggio che è cambiato (in peggio) nell’ultimo paio d’anni, la (peraltro tecnicamente bella) foto degli ultimi giorni che rivela moltissimo sono un percorso di certo interessante da seguire come osservatore.

Ma non è questo il punto qui. Il punto è che nella trasformazione della politica degli ultimi vent’anni anche gli italiani si sono trasformati e trovano accettabili (almeno una parte di loro, ma sempre più ampia) cose a cui prima non pensavano pubblicamente, e probabilmente non pensavano proprio, e dunque non avevano valore politico.

Che il ministro dell’interno dica quel che ha detto determina lo sfondamento di un’altra barriera di protezione della nostra vita comune, perché con quella frase si è accesa una possibilità nella mente degli italiani, non più solo l’idea che gli stranieri siano tutti delinquenti, stupratori, ladri, ma l’idea che ci siano italiani che non sono abbastanza italiani e che le leggi (che poi è la costituzione) ci impediscono di far sparire.

Insomma c’è una nuova ingiustizia da combattere nella loro testa: quella della presenza di italiani che non sono italiani. Oggi sono i rom, domani chi saranno? Forse gli italiani traditori pro Europa, quelli dell’élite (che poi questa storia dell’élite me la dovete spiegare), oppure più facilmente gli italiani omosessuali, gli italiani musulmani, gli italiani ebrei? Prima gli italiani, abbiamo capito, ma quali?

Il quadro sta cambiando rapidamente. E c’è un inutile moralismo tra chi si sente all’opposizione quando dice: “Avete visto, voi elettori dei 5stelle che eravate per la sinistra e che ora vi trovate il governo più di destra della storia?”, oppure “Non avete voluto votare altri partiti perché non eravate soddisfatti al 100% e ora vi trovate l’Italia in mano a Lega e Casa Pound”.

Io credo, al contrario, che la cosa più pericolosa di questo governo è che già ha fatto diventare gli italiani cognitivamente più stronzi. Non mi riferisco a quei ridicoli ceffi che si sono messi la bandierina sul profilo twitter; o a quelli che dicono “aiutiamoli a casa loro” solo per poterli sfruttare meglio a casa propria; non a quelli che dicono prima gli italiani sapendo bene che vuol dire solo gli italiani e, anzi, solo loro, perché degli altri italiani se ne fottono; non sono quelli che dicono “perché non te li prendi tu?” e che certo non si sono presi un terremotato in casa; no, tutti questi stronzi lo erano già, e va bene così.

Io parlo degli stronzi che non lo erano, cioè del fatto che c’è un nuovo quadro di comprensione che gli atti e le parole (che annunciano atti) di questa nuova politica stanno disegnando e che coinvolgono tutti.

A furia di insistere su un peggio che non c’era, il peggio è diventato il nuovo orizzonte. In altri paesi non è successo, anche se il tentativo c’è stato, e il senso collettivo della realtà non si è modificato così profondamente. Ci sono momenti in cui le cose cambiano e questo per l’Italia è uno di qui momenti.

Il che vuol dire che bisogna fare tutto daccapo nel nuovo contesto, che è un contesto politico sì, ma soprattutto cognitivo, cioè c’è una parte grande degli italiani vede le cose diversamente da poco tempo fa e sta facendo un passo verso direzioni scivolose.

L’opposizione politica in questo quadro rischia di non avere molto da dire (e il ruolo dell’opposizione in questo caso è davvero molto difficile) e bisogna spogliarsi di moralismi, frasi fatte, perfino dell’idea di gridare “al lupo al lupo” tutti i giorni, proprio perché il lupo rischia di essere molto vicino.

Però quell’Italia che trova che il destino del paese non possa coincidere con quello di Salvini deve farsi vedere, deve fare i conti con il vicino di casa che vuole sfogare un rancore che non sapeva neppure di avere, con la zia che dice “lasciamoli lavorare”, con quelli che chiamano la prepotenza buon senso. La storia è fatta di momenti importanti, rovinosi o di svolta positiva. Ma è fatta anche di mutamenti di sguardo che possono sembrare impercettibili, ma che cambiano tutto. Dobbiamo essere coscienti che siamo in uno di quei momenti.

Gianluca Briguglia

Gianluca Briguglia è professore di Storia delle dottrine politiche all'Università di Venezia Ca' Foscari. È stato direttore della Facoltà di Filosofia dell'Università di Strasburgo, dove ha insegnato Filosofia medievale e ha fatto ricerca e ha insegnato all'Università e all'Accademia delle Scienze di Vienna, all'EHESS di Parigi, alla LMU di Monaco. Il suo ultimo libro: Il pensiero politico medievale.